In Spagna è stato proposto un progetto che potrebbe portare all’apertura del primo allevamento di polpi al mondo. Ma per le associazioni animalisti si tratta di un’idea totalmente insostenibile e ad alto rischio per questi animali.
Nel 2023 in Spagna potrebbe nascere il primo allevamento di polpi al mondo. Gli animalisti, però, si stanno opponendo alla realizzazione di un progetto ritenuto disumano e contro ogni regola nel rispetto di questa specie.
Secondo l’iniziativa spagnola si potrebbe arrivare all’uccisione di oltre un milione di polpi all’anno e la notizia non passa inosservata alle associazioni animaliste che protestano vivamente. La società che dovrebbe dare avvio all’allevamento non si è pronunciata sulle modalità in cui gli animali saranno detenuti e uccisi.
Per gli animalisti che hanno fatto appello al governo spagnolo i polpi potrebbero subire ogni forma di maltrattamento. Dalle scosse elettriche alle soluzioni chimiche, passando per la decapitazione e la privazione degli occhi. Soluzioni che, inevitabilmente, sono destinate a procurare ogni forma di sofferenza a questi animali, per i quali ogni diritto potrebbe essere violato. Già dall’annuncio dell’apertura dell’allevamento, diverse associazioni animaliste hanno dato il via ad una grande battaglia mediatica e da quel momento la protesta si è diffusa dalla Spagna in diverse parti del mondo.
Come riporta il sito GreenMe, ad esempio, a Città del Messico gli attivisti di CDMX Climate Save si sono raccolti davanti al consolato di Spagna per spiegare ai passanti la crudeltà dietro alla realizzazione di questo progetto. Per proteggere i polpi, le associazioni animaliste hanno lanciato una petizione con l’intento di chiedere al governo spagnolo di bloccare la realizzazione dell’allevamento. Il progetto, qualora venisse realizzato, sarebbe un grosso rischio non solo per gli animali, ma anche per tutto l’ecosistema marino e su tutte le specie che sono, naturalmente, cacciate dai polpi. La conseguenza di tutto questo potrebbe, dunque, tramutarsi in un vero e proprio disastro di natura ecologica.
In un periodo storico in cui la Natura è fortemente minacciata dalle crisi climatiche e ambientali si tratterebbe di un tassello negativo che potrebbe compromettere la sopravvivenza di intere specie, annientandone la conservazione. A sostenere questa campagna anche l’Ong Compassion in World Farming che, in un report sui rischi degli allevamenti dei polpi, ha spiegato diversi possibili danni. In particolare dal report si apprende che per sostenere gli allevamenti di pesci carnivori come i polpi è inevitabile lo sfruttamento eccessivo della pesca.
L’allevamento ittico, infatti, è responsabile di molta della pesca industriale. Circa il 20-25% dei pesci pescati in natura sono utilizzati per produrre farina e olio di pesce: cibo per pesci carnivori da allevamento. L’Ong, come scrive il sito GreenMe, avrebbe rivelato: “Ciò graverebbe ulteriormente e in modo insostenibile sulle popolazioni ittiche. il 90% delle quali sono adatte al consumo umano. Significa inoltre che l’allevamento di polpi creerebbe ulteriori problemi di sicurezza alimentare in regioni quali Africa Occidentale, Sudest Asiatico e Sud America, in cui si trovano i principali stabilimenti industriali di acquacoltura“.
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