Non si può dire che tutti gli animali utilizzino memoria e pensiero nelle stesse modalità. Eppure non è sbagliato chiedersi se i gatti ricordino il dolore dell’abbandono o dei maltrattamenti. Del resto, non si può pensare che gli unici esseri viventi dotati di ricordi siano gli uomini.
Secondo diversi studi, la memoria dei gatti, e con più precisione il funzionamento del loro cervello, è stato rapportato a quello di un bambini di tre anni. La sua memoria a lungo termine è in grado, infatti, di immagazzinare più ricordi di quanto ci si possa aspettare.
I gatti sono in grado di ricordare i luoghi in cui hanno trovato il cibo o in cui si sono riparati in precedenza. Non è chiaro, ancora, per quanto tempo riescano a conservare i ricordi, ma è assodato che abbiano la capacità di riconoscere i volti umani e quelli di altri simili. E questo gli consente di mantenere legami a lungo termine grazie all’olfatto. Ma in base al ricordo del dolore, come si comportano?
Quello che sappiamo con certezza è che il gatto è, per natura, un animale molto territoriale. Questo ci spiega, per esempio, perché dopo un trasloco si senta disorientato e provi, nei casi più estremi, a riprendere la strada della vecchia casa. Inoltre, e qui è la cronaca a parlare, tanti gatti, dopo essersi persi, sono riusciti a ritornare a casa anche dopo molti anni e ritrovare la famiglia che avevano lasciato. Partendo da questi presupposti, dunque, non sembra improbabile ipotizzare che i mici riescano a ricordare anche un abbandono o un maltrattamento subito, anche a distanza di tanto tempo. Difatti, rispetto a questa ipotesi, è facile notare nei felini sentimenti di avversione rispetto a certe situazioni che potrebbero apparire strane. Ad esempio, un gatto potrebbe avere paura di un rumore, o di un determinato oggetto insolito. Questo potrebbe far pensare ad un’associazione negativa che si lega ad un ricordo del passato.
Inoltre, la spiccata intelligenza felina fa in modo che la memoria di un gatto maltrattato possa conservare più ricordi rispetto a quella di un gatto più fortunato. Questo dipende dal cervello e dalle esperienze individuali dei gatti. Un aspetto che sicuramente vale la pena sottolineare è, poi, che la memoria dei gatti si costruisce attraverso l’olfatto. Il micio, infatti, possiede circa 20 milioni di terminazioni olfattive che gli permettono di riconoscere odori impercettibili al naso umano. Infine, è bene sapere che con l’invecchiamento la memoria dei felini tende a diminuire. Nei casi più estremi, i gatti possono essere colpiti dall’Alzheimer felino e, in questo caso, oltre a perdere i ricordi a lungo termine potrebbero proprio perdere la memoria di base, come ad esempio l’abitudine di lavarsi. Ciascuno di questi aspetti, dunque, è fondamentale per prendersi cura pienamente del proprio gatto. Conoscere l’animale con cui si decide di condividere la propria vita è il primo passo per una convivenza perfetta.
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