Le associazioni ambientaliste possono gridare vittoria dopo la sospensione di un decreto, in Sicilia, che riguardava la caccia alla tortora. Gli animalisti avrebbero definito tale decreto “truffa“, mossi dalla spinta a tutelare una specie che, oggi, appare fortemente in declino.
Dopo aver accolto, in via cautelare, i ricorsi di Enpa, Lac, Legambiente Sicilia, Lndc Animal Protection, Lipu e WWF Italia, il TAR compie un passo avanti. Nei giorni scorsi, infatti, il Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo, nella persona del Presidente, avrebbe emesso un nuovo decreto in merito alla caccia alla tortora selvatica.
Questa specie migratoria, oggi, risulta in forte declino in tutta l’UE. A minacciarla diversi fattori e la modifica del Calendario Venatorio 2022-2023 avrebbe potuto compromettere, in maniera ancora più importante, la sua sopravvivenza.
Il Presidente del TAR di Palermo avrebbe emesso un nuovo decreto urgente che sospende la caccia alla tortora selvatica nel mese di ottobre. Secondo quanto si apprende da un comunicato congiunto che arriva da Legambiente, Lipu e WWF, nelle scorse settimane, l’Assessore regionale all’agricoltura aveva firmato un “decreto-truffa” che modificava il calendario per prolungare fino al 31 ottobre la caccia a questa specie migratrice. Il pretesto era di correggere un “errore materiale” relativo alla data indicata nel precedente calendario, prolungando (a detta delle associazioni illegittimamente) la caccia di un mese. Ma al TAR tale “furbizia” non sarebbe passata inosservata. Il Giudice, infatti, avrebbe evidenziato: “Se appare verosimile la correzione dell’errore materiale concernente l’anno di chiusura della stagione venatoria (2022 anziché 2023), è meno verosimile che la correzione dovesse necessariamente riguardare anche il giorno ed il mese (31 ottobre anziché 29 settembre)“.
La decisione del TAR, dunque, ufficializza che dal prossimo venerdì 30 settembre 2022 lo stop ai fucili sarà effettivo. Le tortore selvatiche saranno, così, libere di poter proseguire la loro migrazione verso l’Africa. Il decreto implica che, se qualcuno dovesse proseguire nella caccia a questa specie, potrebbe incappare in sanzioni penali: dall’arresto fino ad un anno ad una multa di 2.582 euro. Come conclude il comunicato per Enpa, Lac, Legambiente Sicilia, Lndc Animal Protection, Lipu e WWF Italia, grazie ai ricorsi ed alle battaglie giudiziarie – condotte dagli avvocati Antonella Bonanno e Nicola Giudice – anche quest’anno sono stati impediti gravi danni alla fauna selvatica. Un azione che tutela in particolare le specie migratorie che, in Sicilia, trovano un’importante area di svernamento o di passaggio tra l’Europa e l’Africa e che siccità, incendi e crisi climatica hanno già fortemente compromesso.
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