Nell’ultimo periodo si è registrato un forte aumento di cani randagi che, secondo le stime dell’AIDAA, avrebbero sfiorato la cifra di un milione solo in Italia. Al contempo, si registra anche una pericolosa diffusione di un altro fenomeno drammatico: quello degli avvelenamenti di massa.
Nuovi numeri poco incoraggianti provengono dall’AIDAA, la nota Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente. Cresce, purtroppo, il numero di cani randagi su suolo italiano. Le cause della diffusione del drammatico fenomeno risiedono in un insieme di numerosi fattori. Dapprima, si sottolinea il fatto che i canili siano al collasso per via delle rinunce di proprietà seguite al boom delle adozioni irresponsabili durante il periodo acuto della pandemia.
Al contempo, è opportuno menzionare i canili del nord e del centro, a differenza del passato, pullulano di cani di grossa taglia, in particolare molossi. I canili del sud, invece, presentano una situazione ancora più tragica, dove i cani sono stipati in angusti box in condizioni spesso oltre il limite dell’accettabile. Condizioni queste che portano quotidianamente alla morte di alcune decine di cani. Torna, perciò, a galoppare il numero dei cani randagi che oramai si avvicina al milione di esemplari. Una cifra, purtroppo, destinata ad essere raggiunta nei prossimi anni se non si interviene con un preciso progetto di sterilizzazione collettiva.
Cani randagi, preoccupa l’aumento e il fenomeno dell’avvelenamento: le parole dell’AIDAA
Si tratta dunque di una situazione che genera grande preoccupazione verso gli amici a quattro zampe. In particolare, l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente ha portato alla luce un altro preoccupante fenomeno collaterale, connesso all’aumento del randagismo: quello dell’avvelenamento di massa. In una nota diffusa di recente, gli animalisti dell’AIDAA hanno inoltre precisato quali siano le regioni in cui i cani randagi siano più diffusi e, dunque, maggiormente esposti ai diversi rischi. Di seguito, dunque, la nota ufficiale.
“I randagi sono concentrati specialmente in cinque regioni italiane Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria e Campania e purtroppo dai dati in nostro possesso sono in costante crescita– scrivono in una nota gli animalisti dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente AIDAA- e questo purtroppo crea un altro fenomeno gravissimo: quello degli avvelenamenti di massa dei cani randagi, con bocconi sparsi in zone impervie da mano assassine, crediamo – conclude la nota animalista – ascoltando le voci dei volontari che operano specialmente al sul che nel solo mese di luglio siano stati uccisi dal veleno oltre 5.000 cani di cui spesso non si saprà mai nulla“.