Secondo quanto affermato dal WWF il piano della Regione Abruzzo per contenere il fenomeno legato alla presenza massiccia dei cinghiali, sarebbe inappropriato. In questo modo, infatti, si potrebbe rischiare paradossalmente che il numero degli ungulati, nei pressi dei centri abitati, possa aumentare.
Come riporta Ansa, in una nota diffusa da WWF, l’Organizzazione Mondiale si sarebbe schierata nettamente a sfavore rispetto al piano di contenimento adottato dalla Regione Abruzzo in materia di cinghiali; la presenza degli ungulati avrebbe spinto ad approvare diverse forme di caccia.
Tra i sistemi di caccia adottati anche quello con l’arco di notte; procedura che, tuttavia, è ritenuta fortemente pericolosa dal WWF. Oltre a rappresentare un rischio, non solo per i cinghiali, potrebbe rappresentare un metodo paradossale per aumentare il numero di ungulati nei pressi dei centri abitati.
La situazione dei cinghiali in Abruzzo
La caccia di notte con l’arco è pericolosa secondo quanto sostenuto anche dal WWF; in una nota, infatti, l’Organizzazione Mondiale commenta il il disciplinare approvato dalla Giunta regionale d’Abruzzo. Quest’ultimo, per la caccia di selezione ai cinghiali, prevede attività fino alle ore 24 con l’ausilio di sorgenti luminose suppletive e l’utilizzo dell’arco. Come riporta Ansa, il WWF afferma: “Sconcerta che, oltre all’utilizzo di tecniche venatorie mai sperimentate per l’Abruzzo, si continui a considerare la caccia unico strumento di contenimento dei danni da cinghiale. Senza programmare altre azioni per mettere in sicurezza le colture agricole o ridurre il rischio di impatto con auto“. Secondo quanto sostenuto dall’Organizzazione Mondiale questo sistema di caccia non porterebbe a nessun risultato; anzi, la caccia notturna andrebbe valutata fortemente per evitare rischi al resto della fauna selvatica.
Ma questo sistema con l’arco, oltre a mettere in pericolo animali che non hanno ancora completato la stagione riproduttiva, può risultare pericoloso anche per le persone. Come scrive ancora Ansa, a febbraio del 2022 WWF Abruzzo e l’Università di Teramo avevano organizzato un convegno analizzando circa 80 pubblicazioni scientifiche; era emerso che: “La caccia è la causa principale di morte per il cinghiale; ma il prelievo venatorio non è sufficiente a contenere l’incremento delle popolazioni. Produce l’effetto di ringiovanirle, innesca risposte nella biologia riproduttiva della specie che causano aumento della produttività delle popolazioni, può influenzare il comportamento dei gruppi familiari e portare maggiore instabilità spaziale tra i sopravvissuti“.
Il WWF, inoltre, avrebbe pure spiegato che le femmine sotto pressione venatoria partoriscono di più. E dunque concludono dall’Organizzazione Mondiale: “È ora che il problema venga affrontato con dati ed evidenze scientifiche alla mano; e si sperimentino altre tipologie di intervento, note e praticabili“.