Avvistato in Abruzzo, nei pressi della Valle del Sagittario, un rarissimo esemplare di avvoltoio monaco. Questo rapace si è estinto in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale; anche a fronte di questo fenomeno, sono state elaborate alcune ipotesi su quella che, ad oggi, appare come una misteriosa presenza.
Estinto, o almeno creduto tale, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’avvoltoio monaco è tornato a planare sui cieli italiani; si tratta di un uccello ‘mastodontico‘, la sua apertura alare, infatti, supera i tre metri. È, in assoluto il rapace europeo più grande, mai conosciuto.
Avvistato e fotografato in Abruzzo, presso la Valle del Sagittario, questa popolazione di avvoltoi oggi è ancora presente, dove è altamente tutelata, in Spagna; qui, la massiccia presenza di carnai permette che specie di rapaci, come questa, possano ancora mantenersi in vita.
Quello fatto nelle ultime ore rappresenta un avvistamento davvero importante; infatti, pare che gli esemplari di avvoltoio monaco appartengano ad un programma di reintroduzione. Tuttavia, nonostante le diverse attività condotte e guidate dall’ex Corpo Forestale dello Stato, solo tre esemplari dal 2017 ad oggi sono stati avvistati in Abruzzo. Questi esemplari, estremamente affascinanti anche per la loro possente apertura alare (tre metri), si trovano insieme anche ai più comuni avvoltoi grifoni, ma la loro sopravvivenza non è resa facile; mantenimento che è condizionato, anche e soprattutto, per la loro necrofagia. Proprio per questo il recente avvistamento presso la Valle del Sagittario, fatto da due osservatori attivi nei rilievi e monitoraggi ornitologici, potrebbe dare qualche nuova speranza.
L’avvoltoio monaco, di recente, è tornato a volare anche nei cieli della Francia e della Bulgaria; l’ipotesi che i rarissimi esemplari avvistati in Italia possano arrivare da questi paesi è alta. Tuttavia, non è da escludere che l’avvoltoio avvistato in Abbruzzo possa arrivare anche dalla Spagna; del resto gli esemplari reintrodotti sarebbero riconoscibili dagli anelli con cui sono marcati. Questi rapaci sono molto più forti del grifone e il loro becco potentissimo riesce a lacerare anche le parti di carne e pelle più dure; si servono dei movimenti dei grifoni per individuare il pasto, ma poi non hanno difficoltà a scacciare gli altri ‘avversari’. A causa però dell’avvelenamento delle carcasse, attività attualmente ancora praticata ma illegale, la loro sopravvivenza è messa a rischio. E tra le minacce di questi maestosi rapaci anche le pale gli impianti eoliche che, localizzate sui crinali montani, sono un problema soprattutto per le specie di volatili che veleggiano.
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