Partito ufficialmente il Piano di contenimento per l’emergenza cinghiali; ma come sottolinea Oipa due delle tre tecniche adoperate per l’abbattimento degli ungulati siano in contrasto con le raccomandazioni fornite dall’Ispra. Intanto, l’organizzazione animalista si dice pronta a valutare un ricorso.
Secondo quanto affermato dall’Oipa sarebbero pronti a partire i primi abbattimenti di cinghiali come previsto dal Piano di contenimento della Regione Lazio. Tuttavia, l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali, che si dice pronta ad un ricorso, sottolinea come due delle tre tecniche adoperate per uccidere gli ungulati siano in contrasto con le raccomandazioni fornite dall’Ispra.
Va contro la scienza, questo il parere di Oipa; la caccia, come ribadito più volte, sembra apparire controproducente. Eppure, il Piano per la riduzione del numero dei cinghiali, approvato dalla Giunta della Regione Lazio lo scorso 14 giugno, pare non tenerne conto.
Il Piano contenimento cinghiali va contro l’Ispra?
Via agli abbattimenti di cinghiali, questo quanto annunciato dal Bollettino ufficiale della Regione Lazio; ma, nonostante il Piano si dice in linea con il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Oipa sostiene il contrario. Come si legge nella nota diramata dall’Organizzazione Internazionale, infatti, due delle tre tecniche adoperate per l’abbattimento andrebbero contro le indicazioni dell’Ispra. Le azioni per contenere la peste suina, recita il comunicato Oipa: “Faranno finire nel sangue vite animali in piena stagione riproduttiva“. A tal proposito, l’organizzazione animalista si riserva di valutare un ricorso al Tar Lazio. Nello specifico, le tecniche previste, che si attueranno anche in aree protette, sono: il tiro selettivo, anche notturno, con carabina e ottica di puntamento; la girata, con l’utilizzo di cane limiere abilitato ed un numero massimo di 15 partecipanti; la cattura con gabbie o recinti di cattura.
Oipa tiene a ribadire che Ispra aveva affermato di sospendere le attività venatorie nelle zone infette da peste suina; la caccia, infatti, sarebbe: “Un’attività che comporta un duplice rischio: la movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli“. Del resto, secondo l’Organizzazione Internazionale, un animale malato potrebbe fuggire, allarmando i suoi simili, e favorire una maggiore dispersione del virus. Benché i Piani regionali saranno adottati previo parere dell’Ispra e del Centro di referenza nazionale per la peste suina (Cerep), Oipa precisa in conclusione, riportando un parere degli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che il provvedimento va contro la scienza: “La caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa“.