Una storia drammatica, ma dal finale più positivo, ha per protagonista un’aquila ferita dai cacciatori, ma salvata da alcuni volontari. L’esemplare di rapace è rimasto cieco dopo la scarica di pallini che l’ha raggiunto; tuttavia il desiderio di restare in vita è sembrato, questa volta, più forte del triste destino.
La vicenda arriva dalla Puglia dove un’aquila ferita alla testa da una scarica di pallini da caccia è stata salvata da alcuni volontari del Centro Recupero Animali Selvatici di Calimera, in provincia di Lecce. La ‘regina dei cieli’, seppur con il corpo provato dall’esperienza terribile, sembra aver trovato una seconda possibilità nella sua vita.
È riuscita a sopravvivere grazie alle cure ricevute, ma soprattutto grazie alla sua forza di volontà; l’aquila, infatti, è riuscita a volare verso i suoi soccorritori. Tuttavia, non passa inosservata l’azione di cui è stata vittima, soprattutto in un periodo in cui ogni attività venatoria è sospesa.
La volontaria del CRAS, Simona Potenza, che si è presa cura dell’aquila, ha spiegato all’Agi cosa si cela dietro la scelta del nome del magnifico rapace salvato. Lucilla, così è stata ribattezza; proprio a simboleggiare la ‘nuova’ luce che l’animale ha ritrovato dopo essere stata ferita alla testa. Colpita dai proiettili di un fucile, l’aquila si trovava nel leccese quando i pallini hanno compromesso le sue retine; ma il suo sesto senso non l’ha abbandonata. È riuscita, infatti, a volare fino al Centro Recupero Animali Selvatici di Calimera, in provincia di Lecce, dove i volontari si sono presi cura di lei.
L’esemplare di aquila minore, che appartiene ad una specie protetta, è stata ferita in un periodo in cui la stagione venatoria è sospesa da tempo. Eppure questo non ha impedito ai bracconieri di colpirla alla testa con quattro pallini oltre che diversi altri colpi su tutto il corpo; i proiettili da caccia che sono arrivati nel capo del volatile le hanno danneggiato irrimediabilmente la retina, privandola della vista. Tuttavia Lucilla ha trovato la forza e il coraggio di sopravvivere anche se cieca.
Salva sì, ma condannata per sempre alla cattività; lei un animale simbolo di libertà. Come spiega Simona Potenza all’Agi: “Lucilla perché in fondo le abbiamo dato una nuova luce; e a noi non interessa sapere chi ha sparato, se un cacciatore, un bracconiere o semplicemente un idiota che imbracciava il fucile in quel momento. Quello che importa è che la caccia è terminata tre mesi fa e comunque le aquile minori sono animali protetti, proprietà indisponibile dello Stato e un bene di tutti. Chi ha compiuto questo spregevole gesto, ha colpito tutti noi e condannato lei a una vita in cattività“.
Lucilla sembra non essersi scoraggiata, nonostante il trauma subito che l’accompagnerà per il resto della sua vita; ha imparato subito a cercare il cibo da terra e mangiare da sola. Non potrà più volare in libertà, per lei ormai pericoloso data la cecità, ma sarà per tutta la sua vita accudita dai volontari del CRAS. E benché a ferirla sono stati degli uomini, l’aquila deve la sua salvezza, oltre che alla sua intraprendenza, anche ad altri uomini, che le hanno dimostrato amore la dove altri le avevano dimostrato crudeltà. Dal Sindaco di Morciano di Leuca, nel cui comprensorio Lucilla è stata ferita, al team delle Guardie dell’Ambiente che hanno curato il trasporto dell’animale, fino a giungere ai volontari del Centro Recupero Animali Selvatici di Calimera che l’hanno curata e poi adottata, regalandole un po’ di indipendenza, fondamentale per uno spirito libero come il suo.
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