Secondo uno studio, la convivenza con cani e gatti, potrebbe portare delle conseguenze anche alla salute dei proprietari degli animali domestici. La ricerca, presentata al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (ECCMID), spiega come quattro zampe e mici sani possano essere in grado di trasmettere ai ‘loro umani’ batteri resistenti agli antibiotici.
Lo studio, condotto da un team guidato da Juliana Menezes dell’Università di Lisbona e da Sian Frosini del Royal Veterinary College di Londra spiega come gli animali domestici siano, potenzialmente, in grado di trasmettere ai loro proprietari la resistenza batterica.
Come tengono a precisare i ricercatori non si tratta di un rischio imprescindibile; ma nella convivenza con gli animali domestici è importante, tuttavia, tenere presenti sempre certe abitudini fondamentali affinché non si tengano lontani possibili rischi.
Lo studio si basa sulla preoccupazione sempre più crescente che gli animali domestici possano trasmettere batteri resistenti agli antimicrobici all’uomo. Nel concreto, l’attenzione si concentra sul batterio Escheria Coli che è presente sia nelle persone che negli animali; seppur la maggior parte di questi batteri siano innocui, ne esistono alcuni in grado di essere estremamente pericolosi. Inoltre alcuni ceppi dell’Escheria Coli sono resistenti a diversi antibiotici tra cui anche la penicillina. La ricerca ha voluto indagare come si diffondono tali batteri resistenti nell’uomo e se esiste un collegamento reale con i cani e gatti domestici.
Dall’indagine è emerso che nel 15% di tutti i cani e gatti e nel 13% dei loro padroni, studiati, sono stati individuati batteri resistenti alla maggior parte degli antibiotici. A tal proposito Juliana Menezes tiene a precisare che se i batteri possono non essere condivisi tra animali domestici e proprietari, i geni di resistenza, invece, possono esserlo. Sebbene il livello di condivisione sia basso, i portatori sani dei batteri potrebbero trasmetterlo ad altri animali più fragili; così come a soggetti più vulnerabili (come anziani o donne incinte). Tuttavia come tiene a concludere lo studio, si tratta di una ricerca osservazionale; questo significa che non è dimostrato il fatto che un contatto ravvicinato possa trasmettere la colonizzazione con batteri resistenti agli antibiotici. Ma è bene sottolineare la necessità di mantenere sempre alta l’igiene degli animali domestici; oltre a ridurre (per quanto sia possibile) l’uso di antibiotici non necessari.
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