Secondo il report dell’ente che si occupa del benessere degli animali, Ifaw, l’Italia è tra i principali esportatori di pinne di squalo. Il documento pubblicato dall’International Fund for Animal Welfare si basa su dati forniti dalle autorità doganali negli hub asiatici.
Dal report pubblicato dall’ente di beneficenza che cura gli interessi di tutti gli animali, l’Italia sarebbe tra i primi cinque paesi dell’Unione Europea ad esportare le pinne di squalo; l’Ifaw ha basato l’elaborazione del rapporto Domanda e offerta, il ruolo dell’Ue nel commercio globale di squali, su dati forniti dalle autorità doganali degli hub asiatici.
I numeri sembrano davvero allarmanti, anche per quanto riguarda l’esportazione di carne di squalo e i suoi derivati; in questo contesto il nostro Paese risulterebbe addirittura al primo posto. L’arco temporale analizzato è particolarmente recente e si riferisce al periodo che va dal 2003 al 2020.
L’Ifaw, International Fund for Animal Welfare, denuncia l’Italia come uno dei maggiori esportatori nel commercio globale di pinne di squalo, di carne e di derivati da essa. Secondo il report Domanda e offerta, il ruolo dell’Ue nel commercio globale di squali, il nostro Paese risulterebbe tra i primi cinque insieme a Spagna, Portogallo, Olanda e Francia. Il rapporto informa che, solo nel 2020, gli Stati Membri dell’Unione Europea sarebbero stati la fonte del 45% di prodotti derivati dalle pinne di squalo e importati ad Hong Kong Sar, Singapore e Taiwan.
Per ciò che concerne, invece, la carne di squalo e i suoi derivati l’Italia sarebbe, addirittura, al primo posto con un totale – in base a quanto suggerisce il report Ifaw – di 4.245,31 tonnellate importate. Le conclusioni del rapporto dell’International Fund for Animal Welfare (Ifaw) si basano sui dati forniti dalle autorità doganali della Hong Kong Special Administrative Region, di Singapore e della provincia di Taiwan; questi dati farebbero riferimento al periodo che va dal 2003 al 2020. Il report è intenzionato a denunciare il ruolo dell’Unione Europea in un commercio che sta portando all’estinzione di molte specie in tutto il mondo.
Sono diversi gli squali che stanno scomparendo in diverse zone costiere o in mare aperto; la conservazione è possibile, dunque, solo se si interviene in maniera efficace. Sono necessari divieti che regolamentino il commercio di pinne di squalo o della loro carne. Secondo quanto quanto si evince dal rapporto Ifaw, l’Ue è tra i maggiori responsabili in questo commercio; l’assenza di responsabilità nella gestione di quest’ultimo contribuisce ad incrementare il rischio per questi animali.
La crescita di domanda delle pinne di squalo si è registrata soprattutto a partire dal 2017; e sebbene sia innegabile che la responsabilità di conservazione di questa specie dipenda anche dai consumatori, non si può escludere il ruolo degli importatori. Alla luce di quanto rilevato l’Ifaw tiene a fornire delle raccomandazione agli Stati Membri dell’Unione Europea implicati nel commercio di squali; in prima analisi si indica di migliorare la raccolta dati in merito al commercio di squali e diffondere l’uso dei codici tra i maggiori partener commerciali. In secondo luogo è necessario assicurarsi che la specie di squalo in commercio sia citata nell’Appendice II della Cites; ma soprattutto combattere il commercio illegale, principale fonte di rischio per la specie, insieme ai dati inappropriati.
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