Curiosità

Pitbull, chi è il cane che ha dato il ‘nome’ al famoso rapper

Il mondo della musica festeggia, oggi 15 gennaio, il compleanno del celebre rapper Pitbull; Armando Christian Pèrez (questo il nome per esteso del cantante) ha scelto il suo nome d’arte proprio in onore della famosa razza di cane, alla quale vogliamo dedicare spazio anche con lo scopo di sfatare alcuni falsi miti che ruotano attorno a questa specie. È convinzione diffusa, infatti, che i Pitbull siano dei quattro zampe aggressivi; tuttavia, lo stesso artista americano, in un’intervista rilasciata ad MTV Music, agli esordi della sua carriera, li aveva definiti combattenti.

Il cantante Pitbull ha scelto il suo nome d’arte, perché a suo dire, aveva dovuto sempre combattere per ottenere il successo; ma combattente non è per forza sinonimo di aggressivo e pericoloso e la storia del Pitbull Terrier Americano ce lo insegna.

La storia dei Pitbull dall’origine

I Pitbull nascono come cani da combattimento, ma per volere degli uomini. Nell’Europa tra il X e il XVII sec., questi cani erano impiegati dai macellai dell’epoca, pare, per tenere a bada i tori più selvatici. Tali quattro zampe, addestrati per combattere, furono successivamente impiegati in competizioni per dimostrare chi avesse il cane più forte e coraggioso; questo fece sì che ben presto, tali gare ‘clandestine’ divenissero veri e propri ‘sport‘ popolari.

Tale pratica, portò a richiedere che contro i cani si facessero combattere altri animali: orsi, cavalli e persino scimmie. Solo nel 1835 il parlamento britannico promulgò una legge che vietava tali combattimenti; ma il desiderio di vedere combattere i cani pare fosse più forte della legge e così nacquero i Rat baiting. Questa ‘competizione’ (se così si può definire) consisteva nel buttare letteralmente i quattro zampe in una fossa piena di ratti.

Un combattente diventato eroe

Anche se all’epoca i combattimenti clandestini fra cani erano più discriminati, fu la creazione dell’American Kennel Club, nel 1884, ad introdurre una visione nuova rispetto ai Pitbull. Il registro di pedigree non ammetteva i Pitbull tra le razze domestiche, poiché non si voleva associare un cane ‘designato’ al combattimento all’istituzione. Fu allora che nacque la United Kennel Club, un organismo che registrava razze canine non accettate dall’American; e il logo di questa associazione era proprio un Pitbull.

Tuttavia la cattiva fama continuò a precedere questi quattro zampe che avevano come unica colpa quella di essere addestrati in maniera violenta; e per questo usati dall’uomo come combattenti aggressivi. I Pitbull moderni, però, furono riconosciuti dall’esercito degli Stati Uniti e ‘impiegati’ come cani di servizio durante la Prima Guerra Mondiale; ciò rese questi cani, da sempre visti come pericolosi, dei veri e propri eroi. Celebre è il caso del cane Stubby, ad esempio, il  Pitbull che salvò tante vite umane con estremo coraggio, tanto da essere insignito di varie medaglie e del rango di sergente. Il suo ruolo attivo nella Grande Guerra aveva modificato la fama di cane pericoloso; il nuovo titolo da ‘eroe’ fece sì che molti personaggi pubblici lo scelsero come cane da compagnia: da Mark Twain a Theodore Roosevelt, da Thomas Edison a Fred Astaire.

Un’indole diversa dal luogo comune

Insomma, la storia del Pitbull sembra insegnare che se educati nella maniera opportuna i cani possono essere come dei bambini. Se educato nel giusto ambiente, questa razza sviluppa il suo naturale carattere docile, protettivo e fedele verso il proprietario; a confermare queste doti, completamente estranee dai diffusi luoghi comuni, anche il fatto che si tratta di un animale spesso impiegato nella Pet Therapy.

Non solo, molti cani di questa razza oggi salvano molte vite nelle catastrofi, sono quattro zampe da salvataggio e ottimi esperti anti-droga negli aeroporti. Se per gli uomini si usa un detto che indica perché da genitori maleducati crescano spesso figli maleducati, lo stesso forse si può dire per il rapporto cani-proprietari; “Una mela non cade mai troppo lontano dal suo albero“, dunque, un cane è aggressivo e pericoloso solo se (almeno nella maggior parte dei cani) il proprietario non sa prendersene cura nella maniera opportuna.

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Francesca Perrone

Cultura, Ambiente & Pets Messinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura. Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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