È convinzione diffusa che i topi siano pericolosi per gli uomini perché portatori di malattie; ma, nonostante questo in parte sia vero, sui roditori esistono anche dei miti da sfatare. Questi animali sono, spesso, considerati una fonte di patologie trasmissibili all’uomo così come ad altre specie. Tuttavia, l’alta infettività di queste creature non dipende sempre direttamente da loro; ma, spesso, deriva dai parassiti che colpiscono questi animali e che poi fungono da vettori.
In molti casi, infatti, si riceve la malattia da un topo, non per contatto diretto o per un morso, ma perché zecche, acari, pulci o anche pidocchi fungono da vettori tra i topi e l’altra specie infettata (uomo compreso); inoltre, una mosca, una zanzara che pungono un roditore infetto possono trasferire virus o batteri al prossimo ospite che sarà punto. Insomma, demonizzare i topi come le creature più pericolose della Terra, sembra, da questo punto di vista, un’esagerazione.
La recente scoperta fatta in merito alla variante Omicron del Covid-19, ha portato l’attenzione pubblica a concentrarsi, ancora, sui topi e sulla loro capacità di farsi portatori di malattie. Ma come chiarisce bene la ricerca, si è difronte ad un doppio salto di specie; ovvero sarebbe l’uomo ad aver infettato per prima il topo e successivamente il roditore avrebbe riportato la variante tra gli uomini. L’ipotesi troverebbe due conferme da due studi diversi.
I primi a parlare di questa possibilità erano stati gli scienziati guidati dal dottor David Veesler, ricercatore presso l’Howard Hughes Medical Institute e professore associato di biochimica presso la University of Washington School of Medicine di Seattle, gli esperti insieme a Davide Corti di Humabs Biomed SA, Vir Biotechnology in Svizzera hanno pubblicato la ricerca su Nature. Di recente, la seconda conferma arriva nella ricerca sul Journal of Genetics and Genomics di un gruppo di genetisti cinesi, guidati da Wenfeng Qian, dell’Institute of Genetics and Developmental Biology della Chinese Academy of Sciences. L’ipotesi è che il gran numero di mutazioni di Omicron potesse essersi accumulato con un virus saltato dall’uomo a una specie animale e viceversa. Su Nature i ricercatori affermano che la proteina Spike di Omicron è in grado di legarsi in maniera efficace ai recettori ACE2 del topo.
Ma al di là della possibilità di potersi fare portatori di malattie, spesso gravi o comunque contagiose, i topi sono creature affascinati da tanti punti di vista. Il loro nome scientifico è Mus (da cui anche muridi e murini), deriva da Muisen, che significa “prendere senza farsi scoprire“; si tratta, infatti, di animali estremamente intelligenti e in grado di adattarsi a diverse circostanze climatiche e ambientali. Questo li rende particolarmente resistenti rispetto ad altre specie.
Nonostante, nella gran parte dei casi, si preferisce fuggire difronte ad un topo, esiste anche chi li sceglie come animali domestici. Ovviamente, esistono razze di roditori più adatte, rispetto ad altre, a vivere in un appartamento, ma ciò che accomuna tutti i topi sono le loro capacità sensoriali. Benché la loro vista non sia molto sviluppata, il loro udito sembra essere straordinario; una ricerca dimostra che sentono molti più rumori ambientali di quanti ne percepiscano gli umani. I topi, inoltre, sono abili scalatori e saltatori, ma ciò che li contraddistingue particolarmente è la loro spiccata predisposizione all’esplorazione; sono curiosi e per questo, a volte, è possibile trovarli a rovistare nelle proprie dispense. Insomma, un contatto ravvicinato con un ratto di fogna potrebbe essere pericoloso, ma se si sceglie di adottare un roditore è bene sapere che esistono delle razze perfette per la convivenza.
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