Nel 2004, nasce la ESAAT (European Society for Animal Assisted Therapy) che certifica la formazione degli operatori e definisce le linee guida del trattamento degli animali impegnati in tutte le attività di terapia, di assistenza e di educazione. Ma la Pet Therapy ha origini più antiche e, ad oggi, esistono molti tipi quella che è riconosciuta come la Terapia Assistita con gli Animali.
La scoperta dei benefici che una creatura del mondo animale può apportare a pazienti di qualsiasi età risale alla fine degli Anni ’50. Peggy Kennedy è una bambina di tre anni affetta da una forma acuta di Poliomielite; nel 1956 le immagini di lei che gioca con gli anatroccoli, sistemati accanto al suo letto d’ospedale, fanno il giro del mondo.
Nel 1956, Francis Miller pubblicò per la rivista Life alcune fotografie della piccola Peggy Kennedy che, con la sua specie di ‘poncho’ sostitutivo del ‘polmone d’acciaio’ guarda felice gli anatroccoli che sguazzano nell’acqua vicino al suo letto d’ospedale; allora nessuno adoperava il termine Pet Therapy. Ma i vantaggi che il ‘potere’ degli animali aveva sulla salute mentale (e anche fisica) di diversi pazienti, sembravano farsi strada nella concezione comune.
La didascalia che al tempo Life aveva scelto per descrivere la foto emozionante della bambina di tre anni, recitava: “Il sollievo nel letto per Peggy Kennedy di 3 anni è fornito da anatroccoli che nuotano nella vasca. Peggy è una vittima della Poliomielite e indossa un respiratore in plastica“. La bimba è una vittima della Poliomielite e lo è diventata giusto qualche anno prima che venisse scoperto ed utilizzato il vaccino Antipolio. La sua ‘armatura’ è costituita da un attrezzo che le permette di espandere il torace e quindi i polmoni e consentire di respirare. La Poliomielite o paralisi infantile, infatti, causata dal poliovirus, procura nel circa 1% delle persone infette una paralisi dolorosa e spesso irreversibile.
L’unico sollievo per la piccola Penny Kennedy sono gli anatroccoli; attraverso la primordiale forma di quella che oggi definiamo Pet Therapy, la bambina trovava un’alternativa piacevole alla sua sofferenza. Il processo verso la definizione della terapia inizia negli Anni ’60 con lo psichiatra infantile Boris Levinson che per primo coniò il termine Pet Therapy; il valore scientifico attribuito alla terapia nasce dalla constatazione da parte del medico che il suo volpino avesse degli effetti positivi nelle sedute con i suoi piccoli pazienti.
Negli Anni ’80, Erica Friedmann, dopo aver osservato per un anno pazienti dimessi dall’ospedale a seguito di problemi cardiaci, nota come i pazienti con più benefici siano quelli che vivono con un animale domestico. La Fridmann scopre, inoltre, che per molti cardiopatici il solo fatto di osservare un animale procurava il rilassamento del muscolo cardiaco. Oggi la Pet Therapy è riconosciuta in diverse parti del mondo e i suoi interventi si basano con il supporto di diverse creature: cavalli, asini, conigli, gatti, cani e persino uccellini; tutti in grado di apportare beneficio enorme a pazienti piccoli e grandi.
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