Sono tante le associazioni, i gruppi e le organizzazioni che si stanno adoperando per salvare i mufloni dell’isola del Ciglio; gli animali, infatti, dallo scorso 22 novembre sono protagonisti di un’operazione di abbattimento. Una mattanza di massa che adduce come giustificazione il fatto che questi animali, introdotti nel parco nel 1955, appaiono invasivi. In grado di riuscire a prevalere sui mufloni autoctoni causandone, addirittura, l’estinzione, questa la paura di chi ha autorizzato e persino incentivato la tragica mattanza. Gli animali sono abbattuti a colpi di fucile per mano di centinaia di cacciatori ingaggiati dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano.
Contro l’abbattimento dei mufloni
A tal proposito una nota ufficiale lanciata da Oipa fa sapere che è stato diffuso il Disciplinare operativo per gli interventi di prelievo del muflone all’Isola del Giglio; documento redatto dall’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. Una mattanza che “servirà ai cacciatori per accumulare punti come ‘selecontrollori‘ e a utilizzare il carnaio per l’autoconsumo“; questo quanto dichiarato dall’Organizzazione internazionale protezione animali in un comunicato ufficiale. “Il disciplinare della strage all’articolo 9 prevede che gli animali uccisi possano essere destinati all’autoconsumo“; previsto sia per i cacciatori che per chiunque si presuma abbia ricevuto danni dai mufloni.
Come prosegue ancora l’organizzazione, un successivo articolo pare basarsi su una vera e propria ‘raccolta punti‘ per i cacciatori; “3 punti per ogni capo abbattuto in tecnica singola, 0.25 punti per le uccisioni in tecnica collettiva e persino 0,5 punti a colpo per i colpi a vuoto“. Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa commenta: “Finora le numerose proteste di associazioni, comitati e singoli cittadini a difesa dei mufloni non hanno sortito alcun effetto su chi ha deciso la mattanza, ma non possiamo abbassare la guardia. Chiediamo all’Ente Parco e alla Regione Toscana un ripensamento che salvi le poche decine di mufloni presenti nell’isola, come richiesto dall’opinione pubblica, e a vantaggio dell’immagine stessa del Parco dell’Arcipelago toscano“. L’Oipa conclude ammettendo che si propone di valutare se il progetto sia in linea con le leggi italiane ed europee sulla tutela degli animali.
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