360 cuccioli di beagle usati per esperimenti trovati morti da un’indagine di PETA

Secondo quanto si apprende da una nota diffusa da PETA, sarebbero stati trovati 360 cuccioli di beagle morti presso un allevamento internazionale. Gli animali si trovavano in una struttura che fornisce i cani di razza nei laboratori per esperimenti. “Cani morti e morenti, alcuni lasciati a marcire, madri che allattano lasciate senza cibo per giorni” scrive l’associazione nel comunicato ufficiale. Lavoratori senza credenziali veterinarie che praticano attività dolorose sugli animali scoperti da un’indagine sotto copertura.

Le scoperte dall’indagine di PETA

Aghi nelle teste dei cuccioli, eutanasia senza sedazione, pratiche che procurano un dolore immenso agli animali e che sembrano essere fuori controllo da tempo; femmine di beagle senza cibo per giorni, cani spruzzati con getti ad alta pressione e molteplici sofferenze denunciate da PETA.

Nella nota della People for the Ethical Treatment of Animals si legge che il Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) ha appena completato un’ispezione, durata diversi giorni; da un video diffuso alle autorità è attualmente scaturita un’indagine. Gli ispettori dell’USDA hanno espresso la loro preoccupazione in merito alla situazione nella struttura; condizione descritta come “un dannato gioco che devi giocare per soddisfarli, a causa delle stron**** che possono far accadere“.

La richiesta ai governi

La struttura, secondo le denunce di PETA, “rinchiude circa 5.000 beagle in canili sterili e gabbie anguste in capannoni delle dimensioni di un campo da calcio, costringe le madri a riprodursi due volte l’anno per un massimo di sette anni e produce circa 500 cuccioli ogni mese da vendere per sperimentazione“. Tra le scoperte dell’investigatore, alcune descrivono situazioni estremamente allarmanti che sembrano superare il limite stesso del maltrattamento e del rispetto degli animali.

Molti dei 360 cuccioli di beagle deceduti avrebbero trovato la morte a causa di malattie e non curanze, altri schiacciati dalle madri impossibilitate a muoversi all’interno degli spazi ridotti delle gabbie. Come afferma Mimi Bekhechi, vicepresidente dei programmi internazionali di PETA: “Questi cani non sono diversi dai cani che vivono nelle nostre case, eppure se qualcuno senza un camice bianco da laboratorio facesse al proprio cane quello che gli sperimentatori stanno facendo a questi beagle, sarebbe giustamente messo dietro le sbarre“. Alla luce di quanto detto, PETA sta esortando i governi ad abbracciare il suo Accordo sulla Modernizzazione della Ricerca (Research Modernisation Deal) ponendo fine a queste pratiche ritenute sofferenti, crudeli e inutili.

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