Per gli animali migratori gli effetti del cambiamento climatico potrebbero essere piuttosto compromettenti; uno studio recente ha dimostrato, infatti, che il rialzo delle temperature globale, potrebbe invalidare le rotte verso Nord di tante creature. Sono tanti gli animali che coprono lunghissime distanze per trovare luoghi in cui riprodursi; il Nord è la meta stabilita, nella quale è possibile trovare abbondanza stagionale di cibo, minor numero di parassiti e malattie e sicurezza dai predatori.
Tuttavia, secondo lo studio “Animal migration to northern latitudes: environmental changes and increasing threats”, pubblicato su Trends in Ecology & Evolution da un team internazionale di ricercatori, “Gli animali che migrano a Nord per riprodursi sono messi a rischio dai cambiamenti climatici in corso“. La ricerca spiega che queste creature stanno perdendo i vantaggi legati alla migrazione ed hanno meno resistenza (e sopravvivenza) rispetto alle popolazioni residenti.
Quello che tendono a sottolineare i ricercatori è quanto i rischi alla migrazione si colleghino strettamente alla sopravvivenza di alcuni ecosistemi. Lo studio si è avvalso dell’analisi di 25 ricerche su diversi animali migratori, giungendo alla conclusione che la situazione è (o potrebbe presto diventare) drammatica per molti di loro. Spiega uno dei ricercatori: “Anche se alcuni animali potrebbero spostare le loro aree di riproduzione leggermente più a nord per compensare il cambiamento delle condizioni ambientali, gli animali migratori sono programmati per continuare il pericoloso viaggio ogni anno per riprodursi, nonostante la mancanza di benefici“.
“Lemming e arvicole erano la principale fonte di cibo per i predatori come le volpi nell’Artico; tuttavia, gli inverni più miti possono far cadere la pioggia sulla neve e poi ricongelare, impedendo ai lemming di raggiungere il loro cibo. – spiega, per esempio, uno dei ricatori- Con meno lemming e arvicole di cui nutrirsi, le volpi mangiano invece le uova e i pulcini degli uccelli migratori“.
Tutto questo genera uno sconvolgimento negli ecosistemi che potrebbe comprometterli definitivamente. Anche gli animali equatoriali si spostano al Nord temperato e verso l’Artico; questo rappresenta uno dei più grandi spostamenti di biomassa nel mondo. Ma con il minor numero di prole e la ridotta redditività della migrazione, sempre meno animali migratori potranno tornare al Nord. L’influenza nella struttura e nel funzionamento in un intero ecosistema risulta, praticamente, inevitabile; i ricercatori hanno cercato di mappare le aree a rischio e i fattori che compromettono la migrazione, ma come conclude uno degli esperti: “C’è bisogno di più ricerca“.
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