Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori, guidati da Eric Axelsson dell’Università di Uppsala in Svezia, ha scoperto che i Cavalier King potrebbero essere più predisposti, rispetto ad altre razze, a sviluppare malattie legate al cuore; questo, secondo la ricerca, a causa di un’eccessiva selezione che ha generato un numero molto alto di geni dannosi. Se, infatti, l’allevamento di cani ha prodotto esemplari con caratteristiche varie, dall’altro lato avrebbe portato ad un accumulo di mutazioni dannose.
La ricerca suggerisce che i Cavalier King Charles Spaniel sono portatori di un livello molto alto di mutazioni; tra queste anche alcune varianti legate ad una condizione cardiaca chiamata malattia della valvola mitrale mixomatosa. Erik Axelsson e i suoi colleghi hanno confrontato i genomi sequenziati di 20 singoli cani di otto razze canine popolari e distinte, come Pastori Tedeschi e Golden Tetriever, mettendo alla luce il problema cardiaco dei Cavalier King.
Questione di genetica: i problemi al cuore del Cavalier King
Il numero elevato di geni potenzialmente dannosi, rispetto ad altri cani, ha lasciato ipotizzare ai ricercatori che i Cavalier King possano essere ‘vittime’ della loro storia riproduttiva. Si tratta di una razza che esiste da circa mille anni; questo ha portato, anche, i cani a sperimentare diversi ‘colli di bottiglia‘, ovvero una trasmissione dei propri geni in piccola percentuale alla generazione successiva.
La conseguenza di questa trasmissione ridotta potrebbe aver causato una formazione di geni dannosi; almeno fino a che il cane non ottenesse il riconoscimento come razza ufficiale nel 1945. A tal proposito, Erik Axelsson ha spiegato: “L’allevamento in epoche recenti può aver portato a un accumulo accelerato di mutazioni dannose in alcune razze canine. Nello specifico, immaginiamo che nel Cavalier King Charles Spaniel una o più di queste mutazioni influenzino la proteina del muscolo cardiaco e possano predisporre questa razza a malattie cardiache devastanti“.
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