Il WWF condanna il comportamento di un automobilista che ha inseguito un esemplare di orso bruno con la sua auto; in una nota, pubblicata sul sito ufficiale, l’Organizzazione mondiale esordisce: “Inseguire un orso in strada è un comportamento gravemente incivile, stupidamente crudele e molto pericoloso per l’incolumità dell’animale e delle persone“. Si tratta di un episodio verificatosi in Abbruzzo, reso noto da un video girato dallo stesso protagonista del gesto inaudito.
“Ti schiaffo sotto“, “Attenzione, il Fiorino insegue l’orso… Bruno… attenzione“, si sente come sottofondo al filmato nel quale l’automobilista insegue un orso visibilmente spaventato e affaticato. A denunciare l’accaduto sui social è l’Organizzazione Gran Sasso lago di Campotosto e Monti della Laga; la vicenda si è verificata a Scanno, un comune di 1800 abitanti che si trova a ridosso del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Come scrive il WWF nella nota pubblicata sul suo sito ufficiale: “L’episodio sarebbe potuto finire tragicamente ed è incredibile che ci si possa comportare in maniera tanto superficiale”. Per l’Organizzazione mondiale a tutela della fauna e della flora, si tratta infatti di un comportamento che non rispetta le regole di convivenza civile con gli animali selvatici. Una situazione grave che poteva mettere a rischio (animali ed esseri umani) chiunque si fosse trovato coinvolto involontariamente nel ‘folle inseguimento’. “Va poi ricordato – spiega ancora il WWF- che l’orso è sempre un animale selvatico di grossa stazza, un animale pacifico e schivo in situazioni normali, ma che in situazioni di stress e paura potrebbe avere reazioni incontrollate“.
Dura e severa la reazione del WWF che tiene a precisare come l’orso bruno marsicano sia una specie protetta e non un “divertimento da luna park“. Pe l’automobilista, come precisa l’Organizzazione mondiale, potrebbe persino configurarsi il reato di “maltrattamento di animali”, definito e sanzionato dall’art. 544; del resto con il suo gesto l’uomo avrà procurato all’orso stress e sofferenza. “L’autore del gesto dovrebbe pentirsi e chiedere scusa per evitare altre bravate del genere nei confronti di una specie oggetto di grandi sforzi di conservazione e che è ridotta oggi ad appena 50 individui sull’Appennino”; così il WWF Italia esprime il suo parere sull’accaduto.
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