Che gli abissi più profondi siano caratterizzati dalla quasi totale oscurità è un fenomeno conosciuto, ma che esistessero almeno 16 specie diverse di pesci ultra–neri sembra essere una novità; protagonisti della scoperta due spedizioni di ricerca in California e nel golfo del Messico. Nella profondità degli oceani sono centinaia le creature che vivono senza la luce del Sole ma illuminati solo dagli organismi bioluminescenti; evitare la luce, diventa per molte creature fonte di vita o di morte.
La luce permette di individuare le prede, ma l’oscurità permette di nascondersi dai predatori; ed è per questo che l’evoluzione ha permesso a molte creature di poter sfruttare l’assenza di luce per la sopravvivenza. Due spedizioni di ricerca, effettuate nel Golfo del Messico e in California dai ricercatori guidati da Alexander L. Davis, della Duke University, hanno scoperto almeno 16 specie diverse in grado di assorbire circa il 99,5% di luce solare; i risultati della ricerca sono stati pubblicati su Current Biology.
La capacità di potersi camuffare con gli abissi permette a molte creature ittiche di sfuggire ai predatori; se i pesci di superficie adottano la strategia del mimetismo attraverso la trasparenza, i pesci ultra-neri hanno un’altra tattica ben precisa. Negli abissi la luce è pochissima, quindi ai predatori basta emettere la più flebile bioluminescenza per illuminare potenziali prede. Per sopravvivere, dunque, le prede devono assorbire molta luce così da sfuggire alla bioluminescenza dei cacciatori.
Tra i pesci ultra-neri trovati negli abissi il più scuro è stato chiamato dai ricercatori Oneirodes sp.; secondo lo studio, questa creatura pare sia in grado di riflettere solo lo 0,44% della luce. Nella maggior parte delle specie ittiche scoperte, la pelle ultra-nera copre la maggior parte del corpo; con tecniche di microscopia i ricercatori hanno scoperto che lo strato ultra-nero è costituito da melanosomi, ovvero degli organelli che contengono melanina e sviluppati in modo da riflettere la luce il meno possibile, aumentando, invece, l’assorbimento della melanina.
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