Epilessia nel gatto: cosa la genera e come si manifesta

L’epilessia si manifesta quando le cellule nervose del cervello, che comunicato tra loro attraverso segnali chimici ed elettrici, diventano iperattive; questo quanto avviene anche nel gatto. Gli attacchi epilettici si distinguono in focali e generalizzati; nel primo caso i sintomi sono visibili solo su parte del corpo, nel secondo caso è interessato tutto il corpo. Secondo alcune stime sarebbero il 2% dei mici ad essere colpiti da questa patologia con eguale ripartizione tra maschi e femmine.

Per quanto riguarda l’epilessia nei gatti, essa si manifesta perlopiù in maniera focale; il sintomo più evidente è, in genere, una contrazione della muscolatura facciale, perdita di coscienza e salivazione eccessiva. Nei casi più gravi, le crisi epilettiche presentano anche forti crampi; può capitare, inoltre che i felini siano colpiti dalle ‘crisi a grappolo‘, ovvero da più episodi epilettici durante il giorno, questo però non è sempre sinonimo di prognosi irreversibile.

Cause e terapie per l’epilessia nel gatto

Con epilessia primaria si indica, nell’uomo e anche nel cane, una sindrome che ha (nella maggior parte dei casi) una causa genetica; anche nel gatto questa forma di epilessia è stata riscontrata e si presenta sia in forma focale che generalizzata. Nei gatti, inoltre, si è riscontrato per mezzi di molti studi, che la patologia è spesso ereditaria. Nel caso di epilessia primaria il numero di crisi può variare molto nel tempo; in alcuni felini le crisi epilettiche sono più frequenti all’inizio e poi si attenuano anche senza il supporto di terapia; in questo caso gli attacchi compaiono in torno a tre anni di vita.

I mici più grandi potrebbero presentare, invece, un’altra forma di epilessia detta secondaria. Essa si può manifestare verso gli 8 anni d’età e può derivare da malattie o danni cerebrali dovuti da un’intossicazione o, ad esempio, da un basso livello di zucchero. Per diagnosticare l’epilessia nel gatto si procede con test ad esclusione, ovvero escludendo (per mezzo di esami accurati) la presenza di altre malattie cerebrali. Molti veterinari consigliano di iniziare una terapia farmacologica solo in casi frequenti, ogni 6-8 settimane; in ogni caso, prima di qualsiasi cura, il medico dovrà valutare tutta la storia clinica dell’animale.

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