La doma gentile parte dal presupposto di rispettare le esigenze etologiche del cavallo; il principio alla base dell’equitazione naturale è stabilire una relazione di fiducia e rispetto reciproci tra uomo e animale. Conosciuta anche col temine inglese natural horsemanship, questa pratica di addestramento si definisce come un metodo di comunicazione naturale; attraverso questo processo, il cavallo esegue le azioni proposte dall’addestratore in maniera naturale e spontanea.
Alla base della doma gentile vi è il concetto che considera il cavallo un animale dalle abili doti comunicative; in questo senso l’equino è in grado di leggere i segnali del corpo e di inviarne, a sua volta, diversi e specifici. L’aspetto necessario e imprescindibile è la costruzione di un rapporto di serena collaborazione. Tuttavia, l’uomo, dal canto suo, deve fare delle importanti considerazioni prima di intraprendere il processo d’addestramento.
Tra le cose da valutare prima di iniziare un programma d’addestramento con un cavallo, occorre tenere presente il rapporto tra preda e predatore. Per natura, infatti, l’equino (preda) potrebbe avere atteggiamenti di timidezza verso l’uomo (predatore); in questo caso, la doma gentile prevede di avvicinarsi all’animale in maniera non invasiva, rispettando i tempi e gli spazi del cavallo. La doma in tondo, da questo punto di vista, è un ottimo metodo, poiché permette all’animale di ‘scappare’ all’interno di uno spazio circolare in cui l’addestratore manterrà sempre il centro.
Il linguaggio del corpo resta fondamentale nella costruzione di un rapporto collaborativo e naturale; instaurare la giusta gerarchia, evitando qualsiasi coercizione, permetterà all’addestratore di diventare un leader riconosciuto ma non temuto. Collaborare con l’animale, attraverso una comunicazione costante, è il presupposto della doma gentile che innescherà nel cavallo il suo spirito di aggregazione naturale. Un esempio celebre di questa particolare forma di addestramento è L’uomo che sussurrava ai cavalli, romanzo scritto nel 1995 da Nicholas Evans, dal quale è stato tratto l’omonimo film di Robert Redford; la costruzione di una relazione vera che risulterà utile in ogni azione del cavallo.
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