“Non potrebbero vivere in natura perché cresciuti in cattività“, così spesso viene ‘giustificata’ la pratica dell’addestramento di animali nel circo; eppure negli anni le proteste contro quest’attività hanno continuato a farsi forti. Non sono solo gli animalisti, ma anche alcuni circensi (o ex), a ritenere obsoleto e spesso violento, il ‘gioco’ che costringe tigri, elefanti, leoni, foche e altri animali a lanciarsi, ad esempio, all’interno di cerchi infuocati al suono della frusta.
Approcciandosi ad un tema talmente delicato, è importante illustrare entrambe le facce della medaglia; un articolo pubblicato da Max Vismara affronta proprio il tema degli animali nei circhi. Si legge che il rapporto tra addestratore e animale può essere di collaborazione, non di sottomissione; la creatura selvatica si “abitua” gradualmente all’uomo e viceversa, in un rapporto sensibile e attraverso quello che viene chiamato “addestramento con gentilezza“. Eppure i pareri contrari alla pratica restano tanti; forse perché in un mondo social le immagini di maltrattamenti, costrizioni e coercizioni continuano a fornire un’altra faccia della medaglia (che non si vuole comunque attribuire a tutti gli addestratori dei circhi).
La protesta contro gli animali nei circhi nasce dalla convinzione che la pratica si basi sullo sfruttamento e il diradicamento dell’animale dalla sua natura. Un leone, di certo, non nasce per cimentarsi nella pratica del ‘salto del cerchio infuocato’. “Perché, nonostante il rapporto EURISPES 2016 rilevi che il 71% degli Italiani sia contrario alle uso degli animali nei circhi, la legge italiana é rimasta praticamente immutata dal 1968?“, si chiede lo street artist Marco Tarascio.
Alle proteste si accoda anche quella di alcuni circensi, come il ‘domatore pentito’ André-Joseph Bouglione che nel libro Contre l’exploitation animale (Ed. Tchou) definisce la pratica “una realtà che non ha più ragione di esistere“. Bernhard Paul, fondatore del Circo Roncalli, dopo anni di esibizioni in giro per l’Europa con cavalli ammaestrati, ha deciso, nel 2016, di puntare sul circo senza animali; il circense ha pensato di investire 500 mila euro in un sistema che riproduce ologrammi dei più grandi animali che si sono esibiti nei circhi. E se anche gli ‘addetti ai lavori’ si accodano alla protesta, allora l’idea di un circo senza animali potrebbe forse diventare una realtà meno chimerica anche in Italia.
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