Le api del capo, una sottospecie di ape da miele che proviene dal Sudafrica, ha sviluppato un modo originale per la riproduzioni asessuata: l’auto-clonazione. Questi insetti sono, infatti, in grado di clonarsi migliaia di volte; un gruppo di entomologi ha scoperto, a tal proposito, che esiste una singola linea genetica che si tramanda da 30 anni e che ha prodotto esemplari sempre identici.
L’ape del capo, conosciuta con il nome scientifico di Apis mellifera capensis, si compone di api operaie che sono in grado di produrre uova che non generano solo i fuchi, individui maschi, ma anche le femmine (attività, in genere, prerogativa solo dell’ape regina). Questo avviene proprio grazie alla clonazione, che permette di replicare il patrimonio genetico della madre durante la partenogenesi; ovvero, la riproduzione asessuata attraverso la quale gli insetti depongono uova non fecondate ma che prevedono, solitamente, un rimescolamento della combinazione genetica.
Il fenomeno delle api del capo, che producono cloni con un patrimonio genetico identico al proprio, è stato studiato dal genetista comportamentale esperto di api Benjamin Oldroyd, dell’Università di Sydney; il ricercatore ha confrontato il genoma dei “figli” delle operaie e quello delle regine, scoprendo i particolari dell’auto-clonazione. Se le larve della regina prestavano un livello di ricombinazione genetica elevatissimo, quello delle api operaie era invece pressoché identico. Il genetista ha scoperto, inoltre, che i cloni delle suddette api operaie erano gli stessi dal 1990; lo stesso individuo ricopiato milioni di volte.
L’abilità della clonazione dipende, secondo Oldroyd, da un singolo gene sul cromosoma 11; probabilmente, è la presenza di una mutazione su quel gene che previene la ricombinazione genetica. Tuttavia, questo fenomeno potrebbe rompere l’equilibrio di un alveare; alla morte della regina, infatti, le api operaie possono generare una nuova ape regina. In questo contesto specifico, tutte le operaie iniziano a deporre uova per diventare sovrane e smettono dunque di svolgere il loro compito; questo non consente all’alveare di rimanere in vita e molte api si trasferiscono in un’altra colonia fungendo da parassite. Ma come si legge su Focus, ogni anno, questo parassitismo riesce a distruggere circa il 10% delle colonie di api sudafricane.
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