Un pericoloso esemplare di tartaruga azzannatrice è stato ritrovato, nelle ore scorse, nelle strade di Collegno: l’animale era abbandonato. Ad accorgersi della sua presenza dei passanti, che hanno visto il rettile sulle strade del centro abitato della cittadina piemontese. Dopo il primo stato d’allerta, la creatura è stata portata presso il Centro Animali Non Convenzionali che ha, a sua volta, allertato i Carabinieri Forestali. L’esemplare, infatti, oltre ad essere pericoloso è una specie protetta e la sua detenzione domestica è vietata dal 1996.
La creatura abbandonata si trovava in via Possasco a Collegno, in provincia di Torino; con molta probabilità, la persona, che deteneva illegalmente l’esemplare di tartaruga azzannatrice, ha pensato di liberarsi dell’animale, nel modo più inappropriato possibile. Questo mettendo a rischio il rettile stesso e chiunque altro avrebbero potuto incontrare il suo morso letale.
Il nome scientifico della tartaruga azzannatrice è Chleydra Serpentina; si tratta di una tra le tartarughe di acqua dolce più grandi presenti in natura. Il carapace di questi esemplari può raggiungere circa 50 centimetri e può arrivare a pesare anche sei chili. Si tratta di rettili carnivori dotati di muscoli del collo molto sviluppati che gli consentono di avere un morso potente e letale per le sue prede. La tartaruga azzannatrice è, ad oggi, una specie protetta e la sua detenzione è illegale in tutto il Paese; tuttavia, pare non si raro trovare annunci (specialmente online) nei quali è possibile trovare questi esemplari in vendita.
La tartaruga si trova adesso presso il C.A.N.C. e i veterinari del centro hanno lanciato un appello allertando anche il nucleo Cites dei Carabinieri Forestali di Torino. Sulla pagina Facebook del Centro Animali Non Convenzionali si legge: “Detengono illegalmente questi animali, poi si stufano e li abbandonano in giro. In base al decreto del ministero dell’Ambiente del 1996, questo animale è in elenco tra le specie pericolose per l’incolumità pubblica e quindi il commercio e la detenzione da privati è vietata“. L’appello è volto a scoraggiare chiunque pensi di allevare specie protette e pericolose presso il proprio domicilio, con la speranza che l’allarme possa avere grande risonanza.
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