Perché gli animali giocano? Per molte specie è utile alla sopravvivenza

Non è raro vedere gli animali che giocano; gatti, cani e altri animali domestici, ma anche delfini, rapaci e diverse altre creature selvatiche e non cresciute in cattività. L’attività del gioco, però, rappresenta per molte specie viventi, non solo una fonte di divertimento, ma anche un’importante base utile alla sopravvivenza. A seconda dei diversi esemplari, il motivo che sta dietro ai salti, le riconcorse e altri giochi, cambia.

Per svolgere un’attività “ludica” ogni creatura deve essere dotata di una certa dose d’intelligenza; gli animali che giocano, infatti, lo fanno per crescere più forti, per imparare a scappare dai pericoli, per socializzare e, spesso, anche per imparare a cacciare. E se ogni animale ha la sua motivazione, si potrebbe dire, ad esempio, che i salti dei delfini servono a stimolare l’attività motoria e tenersi pronti nell’eventualità che debbano sfuggire dai predatori; discorso simile si può fare per gli esemplari in cattività, che giocano con diversi oggetti proprio per tenere allenati mente e corpo.

I motivi per cui alcuni animali giocano

Si legge su Focus, per esempio, che le lontre di fiume fanno una finta lotta per esercitarsi in caso di pericolo; le madri di stambecco, invece, scalciano (dolcemente) i cuccioli più pigri per incoraggiarli. Alcuni cetacei, potrebbero esibirsi nei loro vorticosi tuffi per divertirsi, ma anche per corteggiare. Per esempio, secondo studi condotti dall’antropologa americana Phyllis Dolhinow, “Il gioco svolge nelle scimmie una funzione biologica vera e propria“, infatti, attraverso queste attività i primati stabiliscono le relazioni sociali.

Tra i passatempi, in genere, si distinguono quelli spinti da attività: motorie, predatorie, sociali e di “manualità” con gli oggetti; facendo riferimento all’ultima motivazione, si può notare l’atteggiamento degli uccelli che, fin da piccoli, hanno a che fare con i rami che serviranno, da adulti, per costruire i nidi. Per concludere dunque, si potrebbe citare l’affermazione del professore Pierattilio Accorsi, insegnante di Etologia presso l’Università di Bologna, che, come si legge su Focus, spiega: “Si tratta di un insieme di attività non finalizzate che rivestono un ruolo rilevante nello sviluppo comportamentale degli animali“.

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