Furetto clonato: il delicato esperimento per conservare la specie

Il “caso” del furetto clonato arriva dall’America e pare si tratti della prima volta in cui un progetto di questa portata è sviluppato per garantire una specie a rischio estinzione. L’esperimento ha come protagonista un furetto dai piedi neri; l’intento degli scienziati, che hanno curato la procedura, è quello di donare a queste creature maggiori possibilità di sopravvivenza. Il clone si chiama Elizabeth Ann ed è nato dalle cellule congelate di Willa, un esemplare vissuta trent’anni fa.

L’esemplare clonato è venuto alla luce da madre surrogata già lo scorso dicembre 2020, ma l’US Fish and Wildlife Service ha voluto rendere nota la creazione del furetto clonato solo pochi giorni fa. Nel 1979 il furetto dai piedi neri era stato dichiarato estinto; ma due anni dopo un proprietario terriero del Wyoming ha scoperto una piccola popolazione superstite che viveva proprio nei suoi terreni. Grazie a quegli esemplari si è pensato di avviare un programma di ripopolamento che permettesse la conservazione della specie.

Il furetto clonato per evitare l’estinzione

Dopo la scoperta nel 1981 dell’esistenza della piccola popolazioni degli animali creduti estinti, si è messo in atto un processo che permettesse l’accoppiamento e la riproduzione protetta della specie. Tutti i furetti dai piedi neri oggi esistenti discendono però da sette esemplari; questo comporta una minima variazione genetica e di conseguenza una maggiore possibilità per gli animali di essere “suscettibili a malattie e anomalie genetiche“, questo quanto dichiara anche l’agenzia federale americana. A tal proposito si è pensato di valutare l’ipotesi della clonazione e quindi sperimentare il primo caso di furetto clonato; l’intento primario è di aumentare la diversità genetica e quindi aumentare la possibilità di conservazione della specie. Così da Willa, un esemplare morto trent’anni fa ma in possesso di una maggiore diversità genetica, è “nata” Elizabeth Ann; con la speranza che questo delicato tentativo possa diversificare maggiormente il patrimonio genetico e permettere una più alta conservazione della specie.

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