La storia assurda di Joe: il piccione che ha rischiato di essere condannato a morte

Un piccione rischia una condanna a morte per aver infranto delle leggi. È quello che stava per succedere al pennuto soprannominato Joe. L’uccello ha infatti rischiato la soppressione per aver violato alcuni confini (a lui ignari) risultati invalicabili da alcune autorità locali. La storia dell’animale, che oggi potrebbe risultare bizzarra oltre che assurda, avrebbe potuto avere dei risvolti tragici dopo che il volatile aveva percorso ben 13mila chilometri attraversando i cieli dell’Alabama fino ad arrivare a quelli di Melbourne.

Un viaggio attraverso i continenti quello di Joe; il pennuto che, per essere partito dall’America ed essere arrivato in Australia, stava rischiando la soppressione. A quanto pare infatti il volatile aveva un cartellino legato alla zampa che ne indicava la provenienza; proprio la targhetta sarebbe stata la causa della condanna a morte. Pare infatti che, provenendo dall’America, il volatile avesse violato le rigide restrizioni, aumentate con la quarantena, che vietano l’importazione di animali vivi o uccelli. Tuttavia per proteggere il piccione, diversi animalisti si sono accesi con campagne sui social.

La campagna di salvataggio per il piccione

Il pennuto, trovato il giorno di Santo Stefano a Melbourne da Kevin Celli-Bird, prima della “sentenza” che lo scagionava, ha subito una sorta di processo. Dopo la denuncia della presenza dell’animale qualcuno aveva optato per la soppressione del piccione; tuttavia l’American Racing Pigeon ha successivamente dichiarato su Facebook: “Il piccione sfoggiava un cartellino contraffatto, per questo motivo non deve essere distrutto per motivo di biosicurezza, l’Australia è la sua casa“. Dopo delle ulteriori verifiche pare sia stato confermato che il cartellino, presente nella zampa dell’animale, fosse davvero contraffatto e così i Dipartimenti di Ambiente, Agricoltura e Acqua hanno alla fine dichiarato che il piccione rimanesse vivo. Le leggi in Australia per l’importazione di animali vivi sono molto severe la vicenda di Joe, sembra non essere la prima che le campagna animaliste hanno difeso.

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