Qualche tempo fa alcuni volontari hanno soccorso un gatto randagio che aveva la testa infilata in una tazza di plastica dura e rischiava di soffocare
Una storia che ha dell’incredibile quella che vogliamo raccontarvi. Protagonista un micino nero, un randagio come tanti, che si è trovato in una condizione di grande difficoltà. Il gatto, infatti, forse per cercare da mangiare, aveva infilato la testa in una tazza di plastica dura ed era rimasto incastrato. Si aggirava in un parco agitandosi e, spaventato, non lasciava avvicinarsi da nessuno. Per questo alcuni passanti preoccupati, hanno deciso di avvisare l’Animal Alliance of Greater Syracuse.
Quando i volontari sono arrivati sul posto, però, del micino non c’era traccia. Così hanno deciso di posizionare alcune trappole per cercare di catturare il felino e liberarlo. “Il giorno dopo – ha raccontato un operatore – abbiamo controllato la trappola e dentro c’era un piccolo gattino nero con diverse ferite al collo”. Convinti che fosse il piccolo che stavano cercando, pensando fosse riuscito a liberarsi in qualche modo, gli diedero un nome, Stringer Bell, e lo portarono in clinica per dei controlli. Però, per essere sicuri, i volontari decisero di lasciare la trappola nello stesso luogo ancora per qualche giorno. Tanto che nemmeno 24 ore dopo, nella trappola c’era un altro gattino nero della stessa età del primo. Anche Omar, questo il suo nuovo noem, venne preso e portato in salvo alla clinica veterinaria.
“Eravamo abbastanza sicuri che Stringer Bell fosse il gattino che stavamo cercando – ha raccontato poi un altro volontario – ma Susan, una delle operatrici più scaltre, aveva deciso di continuare a tenere la trappola vicino ai cespugli”. Un pomeriggio, durante un giro di ricognizione, Susan notò che all’interno della gabbietta c’era un terzo micino che aveva ancora la testa infilata in una tazza. La donna portò il piccolo al rifugio dove una volontaria rimosse delicatamente il coperchio di plastica dal suo muso. Lo chiamarono Dunkin. “Dunkin, Stringer Bell e Omar sono di nuovo insieme e si sono finalmente lasciati alle spalle i cespugli e i rifiuti della città”. Ma sapendo che forse la loro mamma li stava ancora cercando, i soccorritori continuarono la loro ricerca e, una settimana dopo, fu la mamma a essere recuperata. Ed è così che tutti e quattro hanno trovato una casa amorevole. In fondo, se Dunkin non avesse messo la testa in quella tazza, la sua famiglia non si sarebbe salvata…
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