Accusati di concorso in maltrattamenti, uccisioni, omessa denuncia e falso ideologico, i due veterinari Asl della Green Hill sono stati assolti. Ma come è possibile?
I due veterinari dell’Ats di Lonato, Roberto Silini e Chiara Giachini (accusati a vario titolo di concorso in maltrattamenti, uccisione, omessa denuncia e falso in atto pubblico), e i tre ex dipendenti Cinzia Vitiello, Antonio Tabarelli e Antonio Tortelli (accusati di falsa testimonianza) sono stati assolti “perche il fatto non sussiste”. Una sentenza vergognosa quella emessa ieri dal giudice del tribunale di Brescia Giovanni Pagliuca riguardo il cosiddetto processo Green Hill bis. Lo scorso ottobre i vertici dell’allevamento erano stati condannati perfino in Cassazione ed erano quindi state riconosciute le pratiche illegali che venivano svolte. Ora, come per magia, quella decisione è stata spazzata via. Le associazioni animaliste, che erano tra le parti civili, come la Lav e Legambiente (con Enpa) hanno protestato vibratamente.
“Una sentenza che ci lascia sorpresi, che stride palesemente con la condanna, confermata anche in Cassazione, nei confronti degli allevatori accusati di uccisione e maltrattamento di animali. Aspettiamo di poter leggere le motivazioni che hanno portato a questo proscioglimento per esprimere valutazioni più approfondite, auspicando che la Procura di Brescia valuti l’opportunità di proporre appello. Il nostro impegno continua affinché non si ripetano in Italia casi vergognosi come quello dell’allevamento di Beagle nel bresciano“. Con queste parole il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani ha commentato le assoluzioni.
Anche la Lav, sul proprio sito ufficiale, ha espresso la propria frustrazione: “Attendiamo di conoscere le motivazioni, in ogni caso si tratta di una pronuncia sulla quale pesa come un macigno la triplice sentenza di condanna emessa contro i vertici di Green Hill dalla Corte di Cassazione“. E poi prosegue: “È legittimo chiedersi come sia possibile che i controlli da parte dei veterinari Asl, veterinari pubblici, non abbiano impedito i reati poi accertati in sede giudiziaria ed evitato sofferenze e morte ai beagle. Abbiamo fiducia nella giustizia e proprio per questo impugneremo la sentenza“. Non resta quindi che aspettare e soprattutto non arrendersi mai nella lotta per la tutela dei nostri amici, anche quando la giustizia pare scricchiolare.
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