Isola dei famosi, animalisti contro Marco Ferri e Giucas Casella

Come ogni anno L’Isola dei famosi scatena polemiche anche tra gli animalisti, soprattutto per il modo in cui viene trattata la natura dai concorrenti vip

Forse ci siamo abituati alle polemiche durante L’Isola dei famosi, e anche quest’anno è arrivata puntuale dopo solo una settimana: a scagliarsi contro i concorrenti e contro una trasmissione che continua a essere un esempio sbagliato per chi ama gli animali e la natura è Lorenzo Croce di Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente). Il primo protagonista di un atto di grande brutalità secondo l’organizzazione è il giovane Marco Ferri, figlio dell’ex calciatore Riccardo Ferri, forse il meno vip tra i vip. “Marco Ferri – si legge in un comunicato dell’Aidaa – ha tagliato di netto la faccia a un pesce vivo commettendo il reato di maltrattamento sugli animali e per questo ne risponderà davanti alla giustizia”.

Marco Ferri va cacciato

“Ma quello che ci fa vergognare – prosegue Croce – è che questo fatto è stato trasmesso all’interno della trasmissione L’Isola dei Famosi in onda sulle reti Mediaset, senza che nessuno, dico nessuno abbia avuto un bricciolo di indignazione per la grave tortura inferta a quell’animale vivo. Questo signore deve essere cacciato per aver commesso un reato in diretta televisiva dalla trasmissione alla quale sta partecipando, e con lui deve essere cacciato Giucas Casella che ha ammazzato un polipo a mani nude inutilmente e anche in questo caso la televisione ha trasmesso le immagini senza un bricciolo di commento in orario in cui la tv è accessibile ai bambini e questo non è accettabile”.

Fa parte del gioco o no?

È pur vero che i naufraghi, per procurarsi da mangiare, devondo pescare con quello che hanno a disposizione. Forse, però, si potrebbe evitare di mandare in onda immagini cruente, come il morso che ha staccato di netto la testa al pesce. Fatto sta che, a quanto pare, la vicenda passa nelle mani della giustizia ordinaria e dell’Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a cui si è rivolta Aidaa invitando anche gli editori a un gesto di coraggio. Voi cosa ne pensate?

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