Il Parlamento inglese ha approvato un provvedimento che nega agli animali la capacità di provare dolore
Una cosa è certa: il premier britannico Theresa May non ama molto gli animali. Qualche tempo fa voleva ripristinare la caccia alla volpe, ora, invece, è riuscita a fare approvare dalla camera dei Comuni un provvedimento che nega loro la capacità di provare “dolore o emozioni”. A quanto pare, la risoluzione è passata nell’ambito del dibattito sulla Brexit, in cui i deputati devono adottare, modificare o cancellare dall’ordinamento giudiziario nazionale 40 anni di leggi dell’Unione Europea.
La parlamentare dei verdi Caroline Lucas aveva proposto di inserire nella legislazione la norma Ue secondo cui gli animali “sentono il dolore e le emozioni” in modo simile agli esseri umani. Ma l’iniziativa è stata respinta con 313 voti contrari e soltanto 295 favorevoli. Per il governo, gli animali sono già sufficientemente protetti dall’Animal Welfare Act del 2006 e non hanno bisogno di altre regolamentazioni.
“È un passo indietro scioccante per i diritti degli animali – ha detto David Bowles, direttore della Rspca, la Protezione Animali britannica – Soltanto gli animali domestici sono protetti dalle nostre leggi nazionali, che escludono esplicitamente gli animali selvatici e gli animali da laboratorio. Gli animali non sono oggetti. Sono esseri con sensazioni ed emozioni. Occorre una legge che riconosca la loro capacità di soffrire”. E il mondo british animalista la pensa allo stesso modo.
Senza contare che la Gran Bretagna, oltre a vantarsi di essere una nazione che ama gli animali, si era impegnata anche a mantenere i più alti standard di protezione e considerazione verso gli animali dopo la Brexit, tenuto conto che l’80 per cento delle leggi britanniche in materia sono attualmente norme europee, destinate dunque a cadere quando il Regno Unito avrà lasciato la Ue. Qualcosa, però, non è andato come avrebbe dovuto.
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