Piemonte: gli animali in fuga dalle fiamme trovano la morte per mano dei cacciatori

Il Piemonte combatte da settimane contro gli incendi che stanno bruciando ettari di boschi e, mentre i Canadair sono all’opera per cercare di far fronte all’emergenza, i cacciatori si avvantaggiano della situazione sparando agli animali in fuga dalle fiamme.

Da tre settimane il Piemonte è sotto l’assedio delle fiamme, che stanno devastando ettari di boschi con danni estremi che si estendono per una vastissima area geografica. Le zone più colpite Val di Susa, Valle Orco e Val Sangone e sinora sono 39 gli incendi. Una situazione drammatica, resa ancor più terribile da un’agghiacciante fenomeno che lascia davvero senza parole: gli animali in fuga dalle fiamme sarebbero diventato il facile bersaglio di cacciatori senza scrupoli che, approfittando delle circostanze, li stanno decimando senza pietà. Un gesto davvero inaccettabile, contro cui stanno insorgendo diverse associazioni animaliste, tra cui la LAC Piemonte, la LAV Torino e Pro Natura Piemonte, l’AIDAA e il Movimento Animalista, che hanno tutte chiesto al Presidente Chiamparino di sospendere immediatamente le attività venatorie su tutto il territorio piemontese. Il divieto è arrivato ma in ritardo e sono esplose le polemiche.

La regione  Piemonte firma il divieto di caccia nei comuni interessati dagli incendi ma questo arriva ai comuni con tre giorni di ritardo a causa della burocrazia e di fatto il  divieto in vigore tecnicamente da venerdì pomeriggio (Dalla Regione Piemonte  confermano di aver spedito le mail-pec entro le ore 15 di venerdì 27 ottobre 2017) ha potuto essere reso noto ai cacciatori dei 30 comuni interessati nei comprensori di caccia solo il 30 ottobre 2017, lasciando così che nel fine settimana nelle zone non direttamente interessate dal fuoco i cacciatori potessero sparare agli animali in fuga. Siamo al ridicolo ‒ afferma Lorenzo Croce, Presidente Nazionale di AIDAA Spero che nella scelta di mandare le comunicazioni il venerdì pomeriggio a uffici chiusi non sia volutamente ritardata in modo da permettere alle doppiette di entrare lo stesso in azione.

Non meno veemente è stata la reazione del Movimento Animalista, che ha chiesto di chiudere la stagione di caccia in tutta la regione, lo sblocco dei fondi per le emergenze, la messa in opera di misure finanziarie in aiuto delle attività agricole compromesse, misure per l’assistenza alle persone nelle zone interessate, maggiore sorveglianza su chi non rispettasse i divieti venatori e l’allestimento di zone di ristoro per le specie selvatiche in fuga dall’incendio. I roghi – commenta Monica Fontana, responsabile regionale del Movimento Animalista – stanno irrimediabilmente danneggiando non solo l’ambiente ma anche la fauna selvatica. Per questo è assoluta priorità che la Regione Piemonte decreti lo stop immediato alla caccia, applicando la legge 157/92 art.19 comma 1, che prevede che le regioni possono vietare la caccia per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche. La sospensione fino al 5 novembre, decretata dalla giunta, non è in alcun modo sufficiente.

Ciò che sconvolge più di tutto è immaginare questi animali terrorizzati, stremati, di cui molti già feriti, finire sotto i colpi impietosi di chi ha avuto facile vantaggio sulla loro condizione di debolezza. Un atto di vero orrore di fronte alla quale non si può certo restare indifferenti e che richiede, oltre a una presa di coscienza radicale, delle azioni molto incisive, facendo appello non solo alla citata legge 157 del 92, ma anche all’Art. 10 della legge quadro 353 del 2000 che prevede lo stop alla caccia per 10 anni in tutte le aree colpite dagli incendi.

Piemonte: gli animali in fuga dalle fiamme trovano la morte per mano dei cacciatori

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