Ugo Bettio, promotore del Movimento “Se nulla importa, importerà” e responsabile LEAL – Sezione di Pavia in questa intervista esclusiva racconta a Velvet Mag le terribili condizioni degli allevamenti intensivi.
Lei da sempre si occupa del tema degli allevamenti intensivi. Ci può descrivere la realtà e le condizioni in cui vivono gli animali destinati all’industria alimentare?
Grazie di tutto e della vostra disponibilità. La tematica è tanto complessa quanto crudele. Gli allevamenti intensivi sono luoghi di prigionia per detenuti innocenti nei quali si attuano le più tremende condizioni di carcerazione. Vi si trova tutto l’orrore sperimentato da passati conflitti bellici come la detenzione in campi di concentramento. Le stesse strutture sono molto simili ai lager nazisti come architettura e strumenti di ordinario impiego d’utilizzo. Ciò che noi stiamo facendo agli animali le dittature lo fecero agli uomini – il premio Nobel per la pace Peter Singer, sopravvissuto ai lager nazisti, ha espresso bene il concetto in questa specifica testimonianza.
Ma ciò accade anche in Italia?
Spesso si è soliti pensare che la mancanza di tutele e diritti degli animali detenuti negli allevamenti siano inusuali ed eccezioni e riguardino solo paesi lontani, ma, purtroppo, la normalità conferma l’esatto contrario. Tutto ciò avviene ogni giorno anche in Italia e ogni allevamento è una fabbrica di esseri viventi. Il motto “MASSIMA RESA MINIMA SPESA” è utilizzato per tutti gli animali che finiranno sulle tavole dopo esser morti (assassinati) senza aver mai vissuto una vita degna di questo nome. Ormai sono moltissimi gli esempi e testimonianze che portano alla luce verità fastidiose e nascoste.
La zootecnia è dunque una minaccia alla biodiversità?
Maltrattamenti e violenze sono una componente della detenzione in un luogo tanto assurdo quale può essere un allevamento intensivo. Tuttavia, se pensiamo al contadino come retaggio e benevola condizione d’allevamento rimaniamo in ogni caso in un contesto attiguo dove, seppur le condizioni, siano migliori il fine e lo scopo è il medesimo. L’impronta della zootecnia sul pianeta lo sta portando al collasso e nessuno ci ha autorizzato e dato il diritto di annientare questa fantastica esplosione di biodiversità, oltretutto con abitudini alimentari ormai notoriamente riconosciute dannose anche per la salute umana. La maggior parte dei farmaci impiegati nella zootecnia sono 25 volte la popolazione umana. Secondo le stime, sono circa 170 miliardi gli animali massacrati ogni anno per produrre cibo e gli stessi producono a loro volta una notevole fonte d’inquinamento tramite l’intera filiera di produzione carnea. La zootecnia è considerata la prima causa di inquinamento per emissioni di gas, effetto serra, deforestazione e impatto sui mutamenti climatici.
Ci descriva le condizioni dei maiali allevati in queste strutture
Dovremmo vedere le loro condizioni e riflettere attraverso poche ma semplici nozioni. I piccoli di suino, ad esempio, sono lasciati al loro crudele destino senza possibilità di poterne uscire con l’aiuto della figura più importante: la madre. Malati e pieni di ferite sono soli nel gruppo e una banale circostanza avversa può essere fatale per loro, mentre potrebbe essere risolvibile se potessero essere accuditi dalla madre, che inerme vedrà morire i suoi piccoli sotto i suoi occhi nella totale indifferenza del loro aguzzino. Questa macabra scena la madre dovrà subirla per decine di volte, sino alla sua stessa fine, come ben sappiamo. Mi sono occupato di recente di un maialino salvato da una realtà di questo tipo. Era pieno di vermi e parassiti che lo stavano mangiando vivo. Le ferite infette l’avrebbero fatto soccombere a breve.
Lei si sta battendo attivamente, in quanto responsabile LEAL – Sezione di Pavia, contro l’apertura del maxi allevamento di Finale Emilia. Dopo il dibattito-convegno sul tema da voi tenuto in data 7 ottobre 2017 quali sono stati gli sviluppi?
Come socio e rappresentante LEAL – Sezione Pavia abbiamo intrapreso una decisa forma di negazione contro un maxi allevamento che dovrà sorgere a Finale Emilia dove migliaia di suini e polli saranno rinchiusi per vivere tutta la loro vita fino alla macellazione in condizioni che definire atroci sarebbe eufemistico. Come già espresso, oltre al fattore etico, in quell’area già compromessa da altri allevamenti, va considerato che lo stesso porterebbe condizioni devastanti per l’ambiente. Abbiamo anche attivato una petizione per far sì che l’allevamento non venga aperto. Speriamo che, raccogliendo quante più firme possibile, riusciremo nel nostro intento.
Cosa può fare il singolo cittadino per dare il suo contributo e porre fine alla sofferenza di tanti animali innocenti?
Penso che noi tutti dovremmo rivedere ciò che ci è stato impartito come sano e indispensabile. Oggi il mondo corre troppo velocemente, senza valutare i danni che stiamo apportando al pianeta e soprattutto senza comprendere che parlare di pace e amore avendo carica l’arma di distruzione più potente, è involuzione. Se parliamo di allevamenti, l’arma più temibile è la posata. Dovremmo tutti partire da un concetto di alimentazione diversa e alternativa e ciò gioverebbe sicuramente anche alla nostra salute.
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