Smilla, una giovane meticcia bianca, è stata lasciata dal proprietario in auto sotto il sole. Salvata da alcuni passanti, tra cui noi di Velvet, viene però restituita a chi l’aveva messa in pericolo
Sono le 9.30 di sabato 17 giugno, quando vengo svegliata da una telefonata urgente: mia madre ha trovato un cane chiuso in un’automobile parcheggiata davanti la sua abitazione. L’animale piange, appare in affanno, mentre la macchina è quasi distrutta al suo interno, i sedili sono stati mangiati, così come la copertura del tettino è praticamente divelta. Dico ai miei genitori di prendere un martello e spaccare il vetro della vettura, per permettere all’aria di entrare, poi mi vesto e mi precipito sul posto.
Quando arrivo, oltre ai miei parenti, ci sono alcuni vicini, i carabinieri e Ilaria, la ragazza che per prima si è accorta del cane chiuso in quella trappola rovente. È lei che ha chiamato i soccorsi (nell’ordine: polizia, vigili urbani, carabinieri, vigili del fuoco, passanti), ed è sempre lei che ha chiesto aiuto. Ma bisogna ricordarsi che è sabato. Fortuna che, almeno i militari hanno risposto, anche perché è proprio uno di loro che riesce finalmente a sfondare il finestrino.
Il cane però è confuso, non sta bene e se si mette la mano dentro l’auto cerca di mordere. In realtà ci prova e basta, solo perché ha molta paura e il caldo assillante (sono più o meno le 10 e a Roma ci sono già oltre 30 gradi) l’ha stordito. Dalle prime voci che raccolgo, sembra che la macchina, una Ford Station Vagon nera, sia parcheggiata là dalla notte prima. I carabinieri continuano a chiamare il loro comando, chiedono istruzioni, cercano la Asl, il canile, ma nessuno gli risponde. È sabato. Contemporaneamente, fanno dei controlli e scoprono che il veicolo appartiene a un residente della via.
Nel frattempo, noi cittadini siamo riusciti a far scendere il 4 zampe: è una femmina. La pelosa, molto magra, non sta in piedi, non ha il controllo del suo corpo, inciampa spesso e non si lascia avvicinare da nessuno. Inoltre, non ha collare e non si riesce a fermare. Alla fine la direzioniamo in un giardino privato, le diamo dell’acqua, azioniamo la pompa e la bagniamo molto. Cerchiamo anche di chiamare un veterinario a domicilio, ma nessuno viene: io stessa cerco di andare a prendere il medico che lavora a 500 metri, ma mi dice che non può lasciare lo studio (vuoto per altro, ndr.). Gli dico che pagherò la sua parcella, ma niente.
Faccio almeno altre 5 telefonate diverse: cerchiamo di contattare ancora la Asl (ma è sabato), un’altra clinica veterinaria (ma non hanno un servizio a domicilio), un servizio che si chiama prontovet (stanno a Roma Nord e gli ci vuole più di un’ora per arrivare) e un’altro servizio che dovrebbe essere convenzionato col comune (se non vengono allertati dalla Asl, però, non possono intervenire). Provo con l’Oipa Roma, ma è sabato anche in quel caso.
Quando torno sconfitta dalla cagnolina, però, lei sembra stare un po’ meglio. È anche più mansueta e, grazie a un pezzo di wurstel, riesco a metterle un collare che ci eravamo portati da casa. Proprio in quel momento i carabinieri trovano il proprietario che finalmente apre la porta di una villetta della strada: visibilmente sconvolto, sembra chiaro a tutti i presenti che sia lui che la compagna non siano, se vogliamo usare un eufemismo, in “perfetta forma”.
“Ho perso le chiavi della macchina e non ho sentito la sveglia” dice a noi e ai carabinieri. Non ringrazia nessuno per aver salvato il suo cane, si limita a dare i documenti ai militi, e poi se ne va borbottando. La donna che è con lui fa lo stesso, anzi è anche offesa per la “troppa curiosità dei vicini che non si fanno gli affari loro”. La cosa più assurda di tutte? È che i due se ne vanno con il cane, che sia io che la ragazza che aveva allertato i soccorsi per prima, ci eravamo offerte di prendere, ma che secondo la legge andava restituito al legittimo proprietario. Senza se e senza ma. Se fosse arrivata la Asl, forse, le cose sarebbero andate in modo diverso. Ma era sabato… Va detto, comunque, che noi a quello che non si può definire un proprietario lo abbiamo denunciato per maltrattamenti.
Ma, soprattutto, vedere Smilla, questo il nome della cagnolina, contenta di aver ritrovato il suo umano, mi ha fatto riflettere una volta di più su quanto siano meravigliosi questi esseri. Smilla non sa che lui l’aveva dimenticata in quella macchina, non sa che se fosse stato per lui sarebbe morta. Lei ama, solo questo sa fare…
Photo Credits VelvetPets
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