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Gatto Bianco: il micio albergatore [ESCLUSIVA]

L’Hotel Gatto Bianco è una bellissima struttura sulla meravigliosa isola di Capri, luogo d’elezione di illustri personaggi storici, nonché una delle destinazioni più ambite del turismo d’élite di tutto il mondo. Ma questo splendido albergo a quattro stelle è speciale non solo per il luogo in cui sorge e per la calorosa accoglienza dei suoi proprietari, ma anche per una caratteristica unica che lo contraddistingue da tutti gli altri: un gatto bianco, tradizione storica dell’hotel. Scopriamo la sua storia attraverso questa intervista esclusiva…

Come nasce l’Hotel Gatto Bianco?

Dalla volontà della famiglia Esposito, una grande famiglia caprese quasi tutta composta da albergatori che iniziano la loro attività agli inizi dell’800 da un caffè che si trovava dove sorge attualmente l’Hotel Punta Tragara, a cinque stelle, che all’epoca si chiamava Caffè Carmela. Carmela ospitava scrittori, pittori e tutti gli artisti dell’isola, perché nell’800 Capri era visitata in particolar modo da pittori. Ogni angolo di Capri aveva il suo pittore con la tavolozza che riprendeva scorci di Capri e vi era un turismo prevalentemente invernale. D’estate Capri era deserta. Al Caffè Carmela si riunivano tutti gli intellettuali che visitavano Capri. Nostro nonno Raffaele che era ritornato dall’Argentina, dove aveva raccolto una piccola fortuna, rientrato a Capri, aveva aperto un piccolo negozio, presso il quale lavoravano i figli Peppino, Giovanni e Tonino. Questi tre ragazzi, nel 1946, nell’immediato post-guerra, pensarono di acquistare un terreno, aprire un ristorante ed intraprendere una nuova attività, perché il Caffè Carmela non era più di moda. Cercavano dunque ispirazione per il nome da dare a questa struttura – che inizialmente doveva essere solo un ristorante ma da cui poi nacque anche l’attuale hotel – che potesse attirare soprattutto il turismo straniero, poiché all’epoca sull’isola vi erano molti americani. L’ispirazione giusta giunse proprio il giorno dell’atto di costituzione presso il notaio – che, tra l’altro, si chiamava Scannagatti – dal fatto che mio nonno aveva sempre un gattino bianco in braccio. Da qui la decisione di chiamare il ristorante e poi l’hotel “Gatto Bianco”. L’hotel fu fondato nel 1952 dopo una fortunata vincita SISAL, che consentì di costruire l’albergo in via Vittorio Emanuele. Nella stessa struttura fu creato all’epoca anche un omonimo night club, che ha avuto tra i suoi ospiti illustri anche Giuseppe Faiella, noto poi al pubblico come Peppino Di Capri, che all’epoca era agli esordi della sua carriera.

 

Quindi qual è stato il primo gatto bianco?

Il gatto era quello che mio nonno aveva sempre in braccio. Negli anni abbiamo avuto altri gatti, non sempre bianchi, perché uno dei fratelli, Peppino, era molto legato ai gatti e per anni ha avuto un gatto siamese che aveva trovato in strada con gli occhi bruciati, che aveva curato e chiamato “Fortunato”. Poi abbiamo avuto altri gatti bianchi fino alla nostra attuale Matisse che è diventata un po’ la regina dell’albergo perché sovraintende a tutto.

Quanti anni ha Matisse?

Ha circa 12 anni, ce l’hanno portata già grande.

Cosa fa Matisse di solito?

Matisse ha due stagioni come noi. D’inverno dorme quasi tutto il tempo e ci segue quando siamo qui al mattino, d’estate è diventata un po’ l’idolo dei clienti. Immaginate che a Taiwan c’è un settimanale che in varie edizioni ha pubblicato le foto di Matisse dedicandole dei veri e propri servizi.

È una gatta affettuosa?

Non affettuosissima, si sente investita di un ruolo un po’ particolare, quindi non si concede molto facilmente alle moine, però ci segue dappertutto. Con gli ospiti è molto mite e si lascia accarezzare.

Presso gli Egizi era sacro il gatto, quindi possiamo dire che all’Hotel Gatto Bianco Matisse è investita di questo significato allegorico? Se si volesse attribuire un valore simbolico a Matisse quale sarebbe?

Sì, il gatto egiziano è stato divinizzato, anche se ciò parte in realtà da un concetto utilitaristico, in quanto aveva la funzione di tenere i topi lontani dai granai. La nostra gatta Matisse ha sicuramente un ruolo estetico, rappresentativo. Non toccherebbe mai un topo ed è molto indifferente a tutto quello che avviene intorno a lei, come la maggior parte dei gatti. Il valore simbolico di Matisse è affettivo e rappresentativo perché rappresenta il gatto bianco della nostra generazione.

Restando in ambito allegorico il bianco può significare candore, purezza…

Sì, questi aggettivi sono alla base del nostro lavoro, cioè fare tutto senza mai mentire o mistificare.

Lei sa che in Asia esistono i Cat Café o i Neko Cafè in cui i clienti possono gustare il caffè o il the e in compagnia di gatti da coccolare, che possono essere finanche adottati dagli avventori. Questo tipo di locali si sta diffondendo anche in Europa e in Italia ve ne sono già diverse nelle principali città Non ha mai pensato di sviluppare un progetto del genere? Aumentare il numero dei gatti e far sì che diventino parte integrante della struttura interagendo con i clienti?

È un’idea interessante, ma, In base all’esperienza che ho dei gatti, dovremmo prendere un gruppo di gatti della stessa età, perché i felini sono molto territoriale e i nuovi arrivati vengono cacciati via. Infatti abbiamo un gatto rosso che viene continuamente inseguito da Matisse. Per realizzare un progetto simile dovremmo avere una miriade di gatti coetanei e farli conoscere prima di riunirli nello stesso spazio.

In famiglia si parla di Matisse come possibile reincarnazione di uno zio. Approfondiamo quest’aspetto.

Si, di zio Peppino, il fondatore dell’albergo insieme ai fratelli Tonino e Giovanni. Zio Peppino è morto nel 2005 e Matisse è spuntata qui in albergo nel 2006. Ce l’ha portata una cliente ma è stata preceduta da un quadretto che è la sua fotocopia, un quadretto dipinto a mano che era stato comprato da un cugino. Quando è arrivata la gatta era già padrona del territorio, conosceva già tutti gli spazi, era accogliente con i clienti, li accompagnava fino in stanza. In ogni momento di difficoltà lei è sempre presente, come se dovesse prendere anche lei le decisioni insieme a noi, presenzia finanche ai CDA. Da questi piccoli dettagli crediamo che possa essere la rincarnazione di mio zio.

Matisse non si è mai riprodotta?

No perché è sterilizzata, anche se ci è dispiaciuto.

Dunque Matisse non avrà una discendenza ma di sicuro vi saranno altri gatti, di cui avere un vero e proprio culto, infatti ci sono statue di gattini ovunque nell’albergo…

Da sempre i nostri avi hanno collezionato gatti e noi abbiamo mantenuto questa tradizione. Gli amici, conoscendo il nostro debole per i felini, ci hanno sempre portato in regalo gatti di ceramica o quadri raffiguranti gatti, perché il gatto bianco è simbolo di buon auspicio, soprattutto il gatto bianco, ed è vero; infatti chi si è sposato qui in albergo o vi ha soggiornato ha sempre avuto fortuna.

Una frase conclusiva sui gatti?

I gatti sono energia positiva, con la fierezza che li contraddistingue riescono a insegnarci molte cose. Sono decisi, autoritari. A differenza del cane che segue sempre il proprietario e gli è fedele incondizionatamente, il gatto ha carattere ed è molto indipendente, anche se Matisse a volte sembra più un cane che un gatto perché ci segue ovunque ed è sempre presente.

Photo Credits: Facebook

 

 

Lorena Coppola

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