Ad Ascoli Piceno un toro è scappato da un mattatoio dirigendosi verso le campagne. Nella sua fuga è finito in un fossato, dove è stato abbattuto con un colpo di fucile.
Non è sfuggito al suo destino di morte un toro scappato da un mattatoio ad Ascoli Piceno. Aveva seguito l’istinto e aveva scelto la libertà, abbandonando quel luogo dove sarebbe stato comunque ucciso. La sua corsa verso la vita però è durata poco e la sua fuga si è conclusa cadendo in un fosso dove è rimasto intrappolato. Inseguito e braccato dagli addetti del mattatoio, dai Vigili del Fuoco, dai Carabinieri, dalla Polizia e dai medici del servizio veterinario, il toro, una volta finito nel fosso, non ha avuto scampo ed è stato abbattuto con un colpo di fucile. Secondo quanto riportato da fonti locali, il toro aveva seminato il panico correndo all’impazzata tra le strade della periferia in direzione delle campagne. Cercava solo la libertà, cercava solo la natura, cercava solo di poter restare in vita, ma la “legge” dell’uomo è implacabile con gli animali destinati al macello, il cui destino è purtroppo inesorabile.
L’animale è morto sul colpo e il suo corpo è stato prelevato con una gru. La domanda che ci si pone adesso è perché sia stato fucilato? Non aveva attaccato nessuno, non era ferito e ormai era imprigionato nel fossato, dal quale non sarebbe di certo potuto uscire. Del resto, una volta riportato in mattatoio, sarebbe stata comunque la morte l’epilogo della sua triste vita. Colpevole di essere scappato? Colpevole di essere terrorizzato? Ma gli animali dei mattatoi sono sempre terrorizzati, loro comprendono tutto, vedono i propri simili uccisi davanti ai propri occhi, ne sentono le urla, sentono l’odore del sangue, l’olezzo della morte. L’industria della carne è una macchina che non si ferma, ma pochi sanno cosa si nasconde dietro gli allevamenti intensivi. Gli animali allevati destinati al macello vivono tutta la loro esistenza in attesa di morire e le loro condizioni di vita sono di estrema sofferenza.
Sono costretti a vivere incatenati o chiusi in gabbie sovraffollate, privati anche della minima libertà di movimento, privati della possibilità di vivere i propri istinti affettivi e sessuali, imbottiti di farmaci e ormoni, tenuti costantemente svegli dall’illuminazione ininterrotta, nutriti con alimenti chimici, costretti a respirare aria insalubre e povera d’ossigeno. A causa del costante immobilismo, molti animali si fratturano le ossa per il loro stesso peso, alcune mucche sono costrette finanche al cannibalismo per nutrirsi. Una vita da schiavi, una vita terribile, di gravi sofferenze fisiche e psicologiche, una vita vissuta solo per morire. Una realtà che deve far riflettere…
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