Addestrare un cane a rispondere ai comandi non è facile, ma nemmeno impossibile. Eppure sono in tanti a provarci, anche con i più semplici, e a rimanere delusi. Come mai?
Sarà capitato anche a voi: portate il cane al parco e incontrate lui, il proprietario più “in” del quartiere col suo amico a 4 zampe che sembra quasi finto per come cammina al passo e come sembra disinteressato a ciò che gli sta intorno. Così, mentre il vostro peloso si agita, abbaia, vi tira al guinzaglio per avvicinarsi il più possibile e poi rotolare sull’erba, l’altro vi osserva e dice, con fare altezzoso: “Dovresti proprio addestrarlo quel cane, non ci si comporta così”. Il fatto, però, non è che voi non ci avete provato a insegnargli qualche comando base, come “resta”, “vieni” o un banale “seduto”, è che non ci siete mai riusciti. Da qui, l’atavico quesito: perché il cane non esegue ciò che gli state chiedendo? Non vi capisce o, più semplicemente, non ne ha voglia?
Sfatiamo un mito: molti si aspettano, che al primo richiamo del paroprietario, il cucciolone di casa arrivi di corsa. Certo, alcuni lo fanno, ma perché magari individuano si da subito l’intonazione giusta o si sanno approcciare con il cane in modo corretto, quasi istintivamente. Avere un cane che obbedisce all’umano, infatti, non è affatto scontato, come del resto non lo è per un bambino col proprio genitore. Ma se da un bimbo non si pretente che nasca “imparato”, come si suol dire, perché pretenderlo da un quadrupede? Allo stesso tempo è vero anche che i comandi di base più noti sono utilissimi per integrare il cane nella società, e per poterlo gestire nelle più disparate situazioni.
Insegnare al cane a rimanere fermo, a mettersi seduto e a tornare al richiamo va però visto come il frutto di una collaborazione del rapporto tra cane e proprietario. Il peloso è, per sua natura, non “ubbiditivo” ma “collaborativo”, e pensare di trasformarlo in una macchinetta sotto il nostro controllo, oltre ad essere eticamente sbagliato, penalizza una preziosa alleanza capace di dare molto ad entrambi. Quindi, se il vostro intento è avere il “cane perfetto”, meglio non prenderne uno: i cani, come le persone, hanno il loro carattere e non potranno mai essere delle macchinette radiocomandate. Il che, va detto, è anche meglio… o no?
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