I tardigradi sono invertebrati che hanno la capacità di sopravvivere in condizioni estreme di temperatura e pressione. Un recente studio ha scoperto qual è il segreto della loro sopravvivenza.
Sono invertebrati speciali, si trovano in tutto il mondo e li mangiamo senza neanche accorgercene, ad esempio nell’insalata. Stiamo parlando dei tardigradi, animaletti dal corpo lungo circa 1,5 mm. Chiamati anche “water bears” (orsi d’acqua), i tardigradi sono da anni oggetto di studio degli scienziati per la loro incredibile capacità di sopravvivere anche nelle condizioni ambientali più estreme. Basti pensare che sono stati trovati tra i ghiacciai antartici, negli oceani sotto i quattromila metri dalla superfice e perfino a seimila metri di altitudine sull’Himalaya.
La scienza li ha perfino messi alla prova, esponendoli a vari gas tossici, conservandoli per venti mesi a -200°, sottoponendoli a temperature di ebollizione superiori ai 150° e tenendoli a una pressione 400 volte superiore a quella atmosferica, senza mostrare alcun sintomo di indebolimento.
Nel 2007 alcuni esemplari di tardigradi furono mandati nello spazio su un satellite che orbitava a 260 chilometri sopra la Terra, riuscendo a sopravvivere perfettamente alle radiazioni ultraviolette. È lecito domandarsi quali siano i “super poteri” di questi minuscoli esserini. In seguito a numerosi studi è stato scoperto che i tardigradi possono entrare in uno stato chiamato criptobiosi, una sorta di standby in cui possono auto congelarsi o disidratarsi, espellendo tutti i liquidi del loro corpo e facendo rientrare le otto zampe e la testa, diventando delle microscopiche palline.
Da un recente studio condotto da cinque ricercatori ̶ rispettivamente della University of North Carolina, dell’Università della California, della North Carolina State University e dell’Università di Modena e Reggio Emilia ̶ è emerso scoperto che questi invertebrati hanno un gene che permette di produrre delle proteine chiamate TDP (tardigrade-specific intrinsically disordered proteins) che preservano tutte le loro cellule vitali durante i lunghi periodi di disidratazione. In questo modo i tardigradi possono sopravvivere anche per 120 anni.
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