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Panico al parco: ritrovato un boa constrictor

Al Parco del Roccolo, a Milano, è stato rinvenuto un esemplare di boa constrictor lungo due metri. Il pericoloso serpente è stato probabilmente abbandonato dopo un incauto acquisto.

Attimi di puro panico e sconcerto al Parco del Roccolo a Milano, dove un pensionato appassionato di giardinaggio che si occupa del bosco al confine tra Busto Garolfo e Canegrate, aprendo una busta di plastica, ha ritrovato un boa constrictor, lungo due metri e largo circa quindici centimetri. Si tratta di un serpente pericolosissimo, appartenente alla famiglia dei Boidi, molto temuto poiché in grado di uccidere anche grandi prede avvolgendole e soffocandole nelle sue spire. Il suo habitat naturale sono le foreste tropicali pluviali e le zone umide ed è particolarmente diffuso nel Messico centro-meridionale, in tutti gli Stati dell’America centrale e meridionale tropicale e nelle Piccole Antille. Ma cosa ci faceva un boa constrictor nella Pianura Padana? Questo resta ancora da chiarire.

Probabilmente era stato acquistato da qualche appassionato di animali esotici e poi abbandonato; tuttavia non è stato possibile identificare il proprietario, in quanto l’animale era sprovvisto di microchip. L’esemplare, morto probabilmente a causa delle basse temperature, è stato raccolto dalle guardie forestali. Ma non si tratta del primo avvistamento di serpenti e di altri animali non convenzionali nel Parco.

Come ha raccontato Mario Donetti, Guardia Ecologia Volontaria: In passato percorrendo un viottolo un po’ isolato mi sono trovato davanti un’iguana. In genere sono animali che vengono abbandonati dai proprietari stanchi di averli in casa. Difficilmente scappano dalle teche di vetro oppure dalle gabbie. Recentemente ho trovato conigli nani e qualche tartaruga d’acqua. Tutti animali abituati a vivere in cattività che all’interno di un’area come il parco del Roccolo rischiano di non vedere l’alba del giorno dopo.

Anche gli animali esotici dovrebbero essere registrati ed avere il chip di riconoscimento – continua Donetti – Purtroppo questo non avviene, nella maggioranza dei casi gli animali che si trovano denutriti e dispersi lungo il parco sono privi di microchip. Quelli che sopravvivono si riproducono senza controllo mettendo a rischio la fauna locale.

Photo Credits: Twitter

Lorena Coppola

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