Condannato a 3 anni e 6 mesi il “killer dei gatti”, l’uomo di Bergamo che torturava e uccideva gattini e poi inviava foto e video delle torture via WhatsApp. La sentenza costituisce una pietra miliare nella giurisprudenza a tutela degli animali.
Si aprono le porte del carcere per “il killer dei gatti”, l’uomo di Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, che aveva torturato e ucciso gatti in tutta Italia. La tecnica era sempre la stessa: fingendosi un animalista amante dei felini, contattava persone che mettevano annunci di adozioni o di vendita di gatti e, una volta che i poveri mici erano nelle sue mani, li seviziava e li uccideva barbaramente, per poi inviare alle persone che gli avevano consegnato i gatti foto e filmati delle torture. Dopo un lungo processo, il Tribunale a Bergamo ha condannato l’uomo a 3 anni e 6 mesi per il reato di maltrattamento e uccisione di animali, con l’aggiunta di obbligo di libertà vigilata per due anni al termine della pena.
L’uomo era già stato condannato lo scorso dicembre a 2 anni per stalking. L’Ente Nazionale Protezione Animali si è costituita parte civile del processo e più volte ha segnalato la pericolosità sociale dell’uomo che potrebbe, una volta libero, tornare a compiere gli stessi crimini. L’avvocato dell’ENPA Claudia Ricci ha dichiarato: Nel corso del procedimento abbiamo messo in risalto con la dovuta evidenza, anche grazie alla documentazione prodotta insieme all’associazione Link Italia, l’estrema pericolosità sociale dell’imputato. Attendiamo che siano rese note le motivazioni per sapere se il giudice ha accolto la nostra tesi. Certo è, comunque, che si tratta di una delle condanne più severe mai inflitte nel nostro Paese per il reato di maltrattamento e uccisione di animali.
Carla Rocchi, Presidente Nazionale dell’ENPA, ha dichiarato: Sono convinta che questa sentenza ha tutte le che carte in regola per fare giurisprudenza. Dall’entità della pena inflitta al “killer dei gatti” mi sembra vi sia finalmente una piena valutazione della reale portata e gravità dei delitti da lui commessi. Mi auguro che si inneschi un “effetto domino” che coinvolga tutti gli altri procedimenti giudiziari che abbiano ad oggetto reati in danno agli animali, a partire dal caso del cane Angelo.
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