Angel è un esemplare femmina di delfino albino che cambia colore della pelle in base al suo stato emotivo. La sua storia ha attirato l’attenzione degli animalisti non solo per questa sua speciale caratteristica, ma anche per le critiche condizioni in cui vive in stato di cattività.
Nella baia di Taiji, in una cittadina nel Sud del Giappone qualche anno fa fu catturata Angel, una femmina di delfino albino, che vive in cattività al Whale Museum della città. La peculiarità di questo delfino, che ha affascinato milioni di persone, è la sua pelle che cambia colore in base al suo stato emotivo, assumendo una tonalità rosea quando si emoziona. Secondo alcuni esperti, la mutazione cromatica è dovuta alla pelle molto sottile che lascia intravedere i vasi sanguigni. Purtroppo però la fama di Angel non è legata soltanto alla particolare caratteristica della sua cute ma anche alle condizioni critiche in cui vive, che da anni sono motivo di proteste da parte degli animalisti.
Da tempo alcuni attivisti della Sea Shepherd Conservation Society hanno notato che il luogo in cui vive il delfino è completamente inadatto. La piscina, oltre ad apparire lurida, sia per il colore dell’acqua torbida che per lo sporco accumulato sui bordi, è troppo piccola per contenere un animale delle sue dimensioni. Inoltre, la struttura in cui vive Angel è al chiuso, quindi non ha mai la possibilità di vedere la luce del sole. Di recente è stato notato anche che l’animale nuota spesso ad gli occhi chiusi, a causa dell’eccesso di cloro presente nell’acqua che provoca bruciore e irritazione.
Secondo un’esperta di delfini e orche dell’Animal Welfare Institute, Angel, come anche gli altri animali che vivono con lei, dovrebbe immediatamente ritornare nel suo habitat per poter sopravvivere ai forti stress che subisce ormai da anni, incluso la musica a tutto volume che è costretta ad ascoltare senza poter proteggere il suo udito. Catturare un animale che dipende dagli altri per la sopravvivenza, come questo, va contro ogni principio di conservazione esistente – ha raccontato l’esperta – È sbagliato eticamente, biologicamente e in termini di gestione ambientale. Sbagliato su ogni livello e semplicemente crudele.
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