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Aragoste vive in frigo: è un reato punibile, lo stabilisce una sentenza esemplare della Corte di Cassazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali di un ristoratore toscano, condannato in primo grado per maltrattamento di animali dal Tribunale di Firenze per aver conservato astici, aragoste e granchi vivi nel ghiaccio in frigorifero con le chele legate.

Conservare crostacei vivi in frigo è ormai un reato punibile dalla legge, lo ha sancito una sentenza della Cassazione riportata in una nota della LAV (Lega Antivivisezione): La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un ristoratore di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, condannato per aver detenuto aragoste e granchi vivi sul ghiaccio con le chele legate. confermando la sentenza emessa dal Tribunale di Firenze. La sentenza fa riferimento ad un esposto presentato dalla LAV nel 2012 a cui erano seguiti accertamenti fatti nel ristorante dalla Polizia Municipale, che aveva accertato la presenza nei frigoriferi dei crostacei esposti a temperature tra 1,1 e 4,8 gradi.

In seguito ai riscontri, il titolare del ristorante era stato condannato per maltrattamento di animali nell’aprile 2014 dal Tribunale di Firenze, ma aveva presentato ricorso, definitivamente respinto dalla sentenza della Corte di Cassazione che condanna inoltre il ristoratore al pagamento di 5.000 euro di multa. La condanna a carico del titolare del ristorante confermata dalla Corte di Cassazione commenta la LAVsi fonda ormai su dati scientifici inconfutabili: i crostacei sono in grado di provare dolore e di averne memoria, modificando così il loro comportamento. Pertanto la detenzione di tali animali vivi a temperature prossime allo zero e con le chele legate configura un reato.

Un recente studio condotto dalla Queen’s University di Belfast conferma infatti che i crostacei sono in grado di soffrire fisicamente. Purtroppo per la ricerca si è fatto ricorso alla sperimentazione e si è accertato che l’esposizione al dolore in tutti i crostacei provocava reazioni e addirittura innescava meccanismi di modifiche comportamentali al fine di evitare di provarne ancora. Le conclusioni degli scienziati sono state molto chiare in merito: Questi non sono solo riflessi. Sono comportamenti complicati e prolungati, che chiaramente coinvolgono il sistema nervoso centrale. Si spera che, a fronte della sofferenza patita dai crostacei utilizzati nella ricerca, i dati ricavati dallo studio possano essere d’aiuto ad abolire le terribili pratiche messe in atto dai ristoratori, ossia conservarli al gelo e poi cuocerli gettandoli vivi nell’acqua bollente.

Gli animalisti che si sono costituiti come parte civile in questo caso hanno affermato: La decisione della Corte di Cassazione si basa su una sentenza esemplare e potrà produrre due effetti: le forze di polizia dovranno intervenire in seguito alle denunce di cittadini e associazioni per le diffusissime, analoghe situazioni nelle pescherie e nei supermercati, situazioni considerate finora normali, mentre il Parlamento dovrà emanare una norma di chiaro divieto.

Photo Credits: Twitter

Lorena Coppola

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