Dopo un caso verificatosi a New York, si suppone che anche i gatti possano essere veicoli di trasmissione dell’influenza aviaria, nello specifico del ceppo H7N2.
Un messaggio alquanto allarmante giunge da New York, dove, dopo il verificarsi di un caso di influenza aviaria, le autorità sanitarie hanno annunciato che il ceppo H7N2, quello tipico del continente nordamericano, può essere trasmesso anche dai gatti. Dunque i rischi di contagio non sarebbero limitati più solo ai volatili e ai suini, ma includerebbero anche i felini. La persona contagiata, il cui caso ha portato al tale deduzione, è un veterinario che ha presentato lievi sintomi della patologia dopo essere stato a contatto con alcuni gatti da lui visitati in un gattile cittadino che ospita circa 100 animali, dove il virus si sarebbe diffuso infettando almeno 45 felini, di cui solo uno sarebbe morto, mentre gli altri sono in via di guarigione. Tutto il personale del gattile è stato sottoposto al test, ma è risultato negativo.
Nel comunicato diffuso dal Commissario per la Salute Pubblica di New York si legge: Le nostre indagini confermano che il rischio per la salute umana dal ceppo H7N2 è molto basso, ma stiamo comunque sollecitando gli abitanti di New York che hanno adottato un gatto nelle ultime tre settimane di monitorare eventuali sintomi nei prossimi giorni. Il consiglio è di evitare contatti stretti con il viso dei gatti. Ma come avranno potuto contrarre il virus i gatti di New York? Focolai di influenza aviaria sono stati segnalati in tutto il mondo, soprattutto in Asia, con un’incidenza particolarmente grave nella Corea del Sud, dove è stato necessario sterminare gran parte dei volatili da tutti gli allevamenti del Paese, a Hong Kong e nel resto della Cina, dove sono stati registrati alcuni casi di decesso.
Il virus è diffuso anche in diversi paesi d’ Europa (Ungheria, Polonia, Germania, Croazia, Austria, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Romania, Grecia e Francia), sebbene con un’incidenza minore e nessun caso di contagio umano. In Italia è stato istituito un Piano di Sorveglianza, attraverso il quale si cerca di monitorare attentamente l’eventuale diffusione del virus. Secondo i dati forniti dall’OMS, dal 2003, anno della comparsa del virus, si sono verificati 856 casi in tutto il mondo, con un totale di 452 decessi. Si spera che il caso di New York sia un episodio isolato e soprattutto che, in seguito alla nota diffusa dal New York City Department of Health, da ora i gatti non diventino oggetto di preoccupazione e psicosi di massa.
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