Giorgio Pirazzini è l’autore di “Gattoterapia”, pubblicato da Baldini&Castoldi. Un libro rivolto agli amanti dei gatti e non solo. In questa intervista esclusiva racconta la genesi del romanzo e il percorso che ha portato alla sua stesura.
Di cosa parla nello specifico “Gattoterapia”?
Claudia e Lorenzo, una coppia di pubblicitari che vivono a Londra, sono ai ferri corti. Lei ha successo e ha un amante, lui si barcamena tra un lavoro che lo deprime e una moglie che lo surclassa. Per superare la negatività e i problemi di cuore, c’è una terapia sconosciuta, praticata in un esclusivo circolo londinese, la gattoterapia, che insegna a vivere imitando i gatti, la loro sensualità, indifferenza ed eleganza. Alzi la mano chi non invidia la dolce vita dei gatti: ci guardano con aria superiore, hanno modi aristocratici e non sentono legami. Ma potrà mai essere questa la soluzione? Lorenzo resta affascinato dall’esperienza, tanto da prendersi subito un gatto vero, Iago. Lo osserva per giorni, lo studia, ne scopre l’indolenza e la calma, lo imita e, nell’esercitare lui stesso questi sentimenti, impara finalmente a dare il giusto peso alle cose della vita.
A chi si rivolge il libro?
È pensato per gli amanti e ammiratori dei gatti. Gattoterapia racconta la storia di un pubblicitario che, divorato dallo stress, si risolleva imparando a vivere dal proprio gatto, osservandolo ne scopre l’eleganza, la sensualità e la calma, lo imita e, nell’esercitare lui stesso questi sentimenti, riesce finalmente a dare il giusto peso alle cose della vita. Ma è un equilibrio precario e quando il gatto prende le redini…
Il percorso che ha indotto alla stesura del libro?
È la risultante di due fattori. Il primo è un incontro bizzarro a Londra che mi capitò di fare qualche anno fa: mi imbattei in un raduno di furries, persone che si travestono da animali e ne imitano i comportamenti. Assumere i tratti di un animale è una fantasia antica, pensiamo ai centauri, alle sirene e ai lupi mannari e nel caso dei furries era vissuto come rituale liberatorio dallo stress della vita quotidiana, che a volte può essere ansiogena o noiosa. Il secondo fattore è il mio amore per i gatti e per la loro personalità, forse addirittura un pizzico di invidia per il loro atteggiamento distaccato e tenero al tempo stesso, la loro capacità di guardare le persone che se vedessero attraverso. Tutto questo si mescola con la mia esperienza personale di vita a Londra. Conosco bene questa città perché ci ho studiato e lavorato per diversi anni prima di trasferirmi a Parigi, e ne ho vissuto il suo ritmo frenetico, è una città onnivora che impone di costruirsi una corazza per non essere cannibalizzati. Questi elementi mi hanno ispirato nella formazione dell’idea nucleo del romanzo: la gattoterapia rimette anche i problemi maggiori in prospettiva, dando a chi la pratica una certa eleganza. Chi ha una personalità più forte di quella di un gatto? Forse solo un felino più grosso.
Il Suo rapporto con i gatti?
L’amore e l’osservazione dei gatti è stata la mia guida nella scrittura. Li ho spiati cercando di capire da cosa scaturissero i loro movimenti imprevedibili, il perché dei loro improvvisi scatti, la loro impassibilità davanti alle tragedie del loro padrone, o per meglio dire co-inquilino, il loro sguardo fermo capace di farmi abbassare gli occhi per primo, con una profondità che mi fa dubitare di me. Mentre il mondo intero passa ore a mettere Like su foto e video di gatti ogni giorno, loro ignorano bellamente il mondo.
Come viene visto in modo specifico il mondo dei gatti all’interno del libro?
Il romanzo è un’ode al mondo felino e rivoluziona una pratica esistente, la gattoterapia che consiste nella vicinanza rilassante con un gatto, tramutandola in una prova di personalità, in cui il gatto è il maestro e l’umano il discepolo. E diventa una terapia misteriosa, praticata in un esclusivo circolo londinese, che insegna a vivere imitando i gatti, la loro sensualità, indifferenza ed eleganza. Chi di noi non invidia la dolce vita dei gatti, il loro guardarci con aria superiore e i loro modi aristocratici? Lorenzo, il protagonista si innamora di questa prospettiva, idolatrando il proprio gatto e imitandone ogni atteggiamento. Ma esagera, perché vede solo un lato dei gatti, vede il loro distacco e non la loro tenerezza, vede l’aggressività dove invece potrebbe assorbirne l’atteggiamento combattivo. Insomma, senza fare spoiler, dovrà imparare a vivere in maniera più completa.
Photo Credits: Press Office Giorgio Pirazzini
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