“L’esperto risponde”: la campilobatteriosi, una malattia da non sottovalutare

Nella rubrica settimanale di Velvet Pets un esperto potrà risolvere i dubbi sulla salute dei vostri amici a quattro zampe. Questa settimana parleremo della campilobatteriosi, una malattia intestinale che non va sottovalutata.

Sono tante le malattie intestinali che possono colpire i nostri amici a quattro zampe, e seppure alcune siano poco diffuse, è fondamentale saper individuare le sintomatologie, per poi procedere con le cure appropriate. Una tra le più diffuse è la campilobatteriosi, è una malattia infettiva intestinale causata da dal batterio Campylobacter jejuni. Circa il 49% dei cani sono soggetti a questa malattia, che può essere trasmessa all’uomo se non si adottano le giuste accortezze quando si ha un contatto con un animale infetto. La malattia può essere inoltre trasmessa dal pollame o attraverso qualsiasi contatto con animale malato o acqua infetta. La preparazione impropria o incompleta dei cibi è il modo più comune della malattia per diffondersi e il pollame è il responsabile di oltre la metà dei casi, al pari dell’acqua non trattata e del latte crudo, altre potenziali fonti. Di norma il Campylobacter jejuni tende a colpire in particolare i cuccioli, che hanno delle difese immunitarie molto basse. Le temperature ottimali per la sopravvivenza di questo batterio oscillano tra i 39 e 41 gradi.

“L’esperto risponde”: la campilobatteriosi nei cani e gatti

SINTOMI 

Tra i sintomi più comuni:

  • Febbre
  • Vomito
  • Presenza di sangue nelle feci
  • Diarrea mucoide

La disidratazione è la complicanza più comune. Anche altre aree esterne all’intestino possono essere coinvolte e determinare complicazioni in altri organi e altri sintomi, quali: il coinvolgimento del sistema nervoso, per contagio diretto delle meningi (copertura esterna del midollo spinale e cervello) o più comunemente producendo la sindrome di Guillain-Barré (paralisi progressiva e reversibile o debolezza di molti muscoli); infiammazione delle articolazioni, che può verificarsi dopo alcune settimane (che porta a un’insolita forma di artrite); infezione dei vasi e valvole cardiache. I pazienti immunocompromessi possono sviluppare episodi ripetuti del passaggio di batteri nel sangue da questi siti infetti; coinvolgimento di cistifellea, pancreas e ossa.

DIAGNOSI

Per individuare la presenza del batterio è fondamentale effettuare un esame colturale delle feci. In alternativa è possibile effettuare degli esami del sangue o delle urine.

CURA

Il modo più efficace per sconfiggere questo batterio è la somministrazione di antibiotici prescritti da un veterinario, quali: la neomicina, l’eritromicina, il cloramfenicolo e le tetracicline. In base alla sintomatologia del cane o del gatto, sarà poi compito del veterinario di fiducia indicare la durata della cura, fino a completa remissione dei sintomi. È probabile che l’animale vada incontro ad una reinfezione e per questo motivo è buona norma toccare sempre i cani e i gatti infetti con guanti di lattice e verificare che l’ambiente in cui vivono sia correttamente pulito e che le ciotole dell’acqua e del cibo siano continuamente disinfettate. In caso di disidratazione, soprattutto nei soggetti anziani, è bene istituire una terapia a base di fluidi, con soluzioni di reidratazione orale o la sostituzione di liquidi per via endovenosa.

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