Nella rubrica settimanale di Velvet Pets un esperto potrà risolvere i dubbi sulla salute dei vostri amici a quattro zampe. Questa settimana parleremo della rabbia, una grave malattia del cane che può colpire anche l’uomo, con esiti fatali.
La rabbia è una gravissima malattia infettiva a carattere zoonosico, trasmissibile avviene attraverso una ferita, generalmente il morso di un animale già contagiato. Si tratta di una malattia virale, che causa principalmente una meningoencefalite le cui manifestazioni possono essere estremamente diverse. Gli animali più a rischio sono i cani non vaccinati, ma la rabbia è stata riscontrata anche in altri animali, quali pipistrelli, procioni, volpi e moffette, più raramente gatti. È una malattia diffusa soprattutto nei paesi del Sud, ma ultimamente è ricomparsa in alcune zone del Nord Italia.
Sviluppatasi nel 1968 a partire da un focolaio localizzato nell’Europa centrale, la rabbia si è estesa sino all’Appennino Tosco-Emiliano. In realtà la rabbia è conosciuta fin dall’antichità, ma è solo dal XIX secolo che se ne hanno nozioni più precise. Già nel 1879, il veterinario Victor Galtier aveva parlato di virus rabbico, quando ancora non era stato isolato, dimostrando, attraverso degli esperimenti, la virulenza della saliva di un cane affetto dalla malattia.
Nel 1885 Pasteur dimostrò che il virus distrugge il sistema nervoso e il 6 luglio 1885 applicò il primo trattamento antirabbico a Joseph Meister, un bambino di 9 anni che era stato morso da un cane affetto da rabbia. Una volta isolato il virus, vennero preparati vaccini sempre più efficaci, fino a quelli più moderni. Tuttavia, per quanto si tratti di una malattia che si può prevenire attraverso un’accurata profilassi, la rabbia resta una delle malattie più pericolose per il cane e per l’uomo, con prognosi infausta, in quanto conduce inevitabilmente alla morte.
EZIOLOGIA
Il virus responsabile della rabbia è un rhabdovirus in cui l’acido nucleico è un RNA, a forma di obice irta di spicole. L’RNA è ricoperto da un involucro proteico elicoidale: la nucleocapside. Questa è a sua volta circondata da una membrana costituita da lipidi e da due proteine codificate dal virus. Una di queste proteine è un enzima (transcriptasi) che permette di produrre particelle virali in seno alla cellula infetta mentre l’altra forma le spicole. Quest’ultima proteina attiva nell’organismo infetto una reazione di difesa, grazie alla quale si arriva alla sintesi di anticorpi in grado di neutralizzare il virus e all’afflusso di linfociti intorno alle cellule infette. Dopo il morso o il graffio da parte di un animale rabbico, il virus in un primo tempo si moltiplica nel punto di inoculazione, nelle cellule muscolari, poi colonizza il sistema nervoso e, avanzando dapprima verso i centri nervosi superiori, ridiscende quindi alla periferia, occupando l’intero percorso di nervi. A questo stadio il virus è presente nella saliva e i sintomi clinici sono sul punto di diventare palesi.
TRASMISSIONE
La malattia si trasmette essenzialmente attraverso il morso, poiché è la saliva l’elemento portatore del virus.
PERIODO DI INCUBAZIONE
Periodo di incubazione nell’animale
Dopo un periodo di incubazione variabile, ma sempre lungo (da 15 a 60 giorni), l’animale presenta i primi sintomi della patologia, che si evolve rapidamente verso la morte. Tuttavia, la secrezione del virus nella saliva comincia parecchi giorni prima dell’apparire dei primi sintomi (12 giorni al massimo). Questa fase si chiama “fase di virulenza pre-sintomatica” della saliva. Per tale motivo la Legge Italiana obbliga i cani che mordono ad un periodo di osservazione per 10 giorni. Durante tale periodo, un controllo veterinario permetterà di verificare se l’animale non presenti alcun segno di rabbia o, al contrario, di osservare l’evoluzione clinica della malattia e di prendere in questo caso tutte le misure necessarie per curare efficacemente le persone che sono entrate in contatto con l’animale.
Periodo di incubazione nell’uomo
Nell’uomo, il periodo di incubazione va da 10 gg a > 1 anno e in media 30-50 gg. Il periodo di tempo tra il momento in cui la malattia viene contratta e l’inizio dei sintomi varia solitamente da uno a tre mesi; tuttavia, questo periodo di tempo può andare anche da meno di una settimana a più di un anno. Il tempo dipende dalla distanza che il virus deve percorrere per raggiungere il sistema nervoso centrale.
SINTOMI
Sintomi nell’animale
La rabbia colpisce il sistema nervoso e le ghiandole salivari. Causa sintomi molto diversi, ma tra i sintomi principali si annoverano: alterazioni del comportamento, alterazioni del tono vocale, salivazione abbondante e convulsioni. Clinicamente si distingue in: forma furiosa, con disturbi psichici e turbe nervose, forma paralitica, detta anche rabbia muta, che comporta disturbi motori o disturbi organico-vegetativi. Le turbe psichiche sono molteplici e vanno dallo stato di prostrazione o al suo esatto opposto, ossia in un’agitazione convulsa, disturbi del comportamento con sviluppo dell’aggressività, per i quali l’animale talvolta emette ringhi o addirittura. I disturbi motori sono caratterizzati dalle paralisi: paralisi della mandibola inferiore, che si accompagna a una imponente salivazione e a una incapacità di abbaiare (per questo motivo questa forma si chiama “rabbia muta”) o paralisi degli arti. I disturbi organico-vegetativi interessano lo stomaco e l’intestino; talvolta si manifestano con prurito. L’evoluzione della malattia qualunque sia la sua forma, va da 3 a 5 giorni.
Sintomi nell’uomo
Il primo sintomo della rabbia nell’uomo è uno stato di irrequietezza, che aumenta fino a un eccitamento incontrollabile con salivazione eccessiva e spasmi dolorosi dei muscoli laringei e faringei. Tali spasmi, provocati dall’irritabilità riflessa dei centri della deglutizione e della respirazione, sono scatenati facilmente, anche solo dal tentativo di bere acqua. In pratica il paziente non può bere, sebbene abbia molta sete (di qui il termine “idrofobia“). Altri sintomi sono depressione, malessere, febbre, movimenti violenti, emozioni incontrollate, incapacità di muovere parti del corpo, confusione e perdita di coscienza. Una volta che i sintomi compaiono, quasi sempre la malattia si conclude nel decesso.
DIAGNOSI
Fino a poco tempo fa, nessuna diagnosi clinica era possibile, essendo numerose le patologie che causano sintomi simili a quelli della rabbia (cimurro, toxoplasmosi, pseudorabbia o morbo di al Aujesky, tetano, corpi estranei nella gola, intossicazioni, trauma del rachide, tumori del sistema nervoso e tante altre patologie). La diagnosi era confermabile solo dopo la morte dell’animale, in seguito al ritrovamento nel sistema nervoso centrale di segni dell’infezione. Attualmente il test degli Ac fluorescenti e l’isolamento del virus hanno sostituito, quali metodi diagnostici preferiti, l’esame del cervello dell’animale. Uno dei metodi diagnostici per identificare la malattia è quello di evidenziare il virus in una zona particolare del cervello (il corno di Ammone), al fine di identificare i cosiddetti “corpi di Negri”, ossia le inclusioni citoplasmatiche classicamente presenti nella rabbia. A tale scopo di procede con l’esame istologico oppure con test di immunofluorescenza, oltre ad altre indagini diagnostiche, quali esame del sangue completo, analisi delle urine, radiografie.
PROFILASSI
È prassi fondamentale sottoporre i cani al vaccino antirabico già a partire dalla dodicesima settimana di vita. Attualmente, la vaccinazione rappresenta l’unico modo di tenere sotto controllo l’eventuale contagio.
COSA FARE SE SI VIENE MORSI DA UN CANE
Se si viene morsi da un cane, che non si sa se sia affetto da rabbia o meno:
Un cane o un gatto asintomatici che mordano un uomo devono, quando possibile, essere isolati e osservati da un veterinario per 10 gg. Se l’animale resta in buona salute, si può concludere con sicurezza che esso non era contagioso al momento del morso.
PROGNOSI E TERAPIA
Entro 3-10-giorni dall’insorgenza dei sintomi si verificano morte da asfissia, esaurimento o paralisi generalizzata. Tuttavia si è verificata la guarigione di un paziente dopo una terapia di supporto aggressiva e vigorosa per controllare i sintomi respiratori, circolatori e del SNC. La terapia è sintomatica.
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