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Viaggio tra i box di Muratella, il canile di Roma che ora è autogestito [ESCLUSIVA]

Il nostro piccolo reportage tra i box del canile di Roma Muratella, dove 600 cani e circa 50 gatti sono in attesa di capire cosa accadrà loro e dove gli ex dipendenti continuano a lavorare senza stipendio e senza garanzie per permettere loro di sopravvivere

Dal Primo Maggio i 93 dipendenti di Avcpp (Associazione volontari canile di Porta Portese) del canile di Muratella sono senza lavoro (LEGGI ANCHE: ROMA, CANILE MURATELLA È ALLARME). E poiché noi di Velvet Pets abbiamo promesso di seguire da vicino gli sviluppi della situazione, ieri lunedì 2 maggio siamo tornati nella struttura di via della Magliana 856 per parlare con il nuovo gestore e vedere con i nostri occhi lo stato dei 4 zampe “ospiti”.

Bene, per prima cosa, va detto che non abbiamo trovato nessuno. O, meglio, non abbiamo trovato membri delle nuove associazioni, né nuovi volontari che si prendevano cura degli animali o che si informavano su come avrebbero dovuto accudire gli animali o su quali erano le loro esigenze specifiche. Insomma, il “passaggio di consegne”, se così si può chiamare, non c’è stato o, almeno, non c’è stato ancora. Gli unici presenti a Muratella erano gli ormai “ex” lavoratori di Avcpp, che senza la certezza di uno stipendio o di un futuro, continuavano a garantire il servizio così come hanno fatto negli ultimi 15 anni. Perché i 600 cani e i circa 50 gatti (questi ultimi tutti con esigenze sanitarie specifiche) vanno accuditi tutti i giorni e non possono certo aspettare che la burocrazia faccia il suo corso.

Ma che fine hanno fatto il nuovo gestore di Impronta Onlus, Giampaolo Tarantino, che avrebbe dovuto subentrare ad Avcpp? Stando alle dichiarazioni di chi a Muratella ci va tutti i giorni, come Alessando che ci ha accolti senza alcun problema alla porta illustrandoci la situazione, e anche ai video pubblicati sulla pagina Facebook del canile, in effetti, Tarantino domenica 1 maggio si è presentato regolarmente a via della Magliana, ma senza nessun dipendente. Dopo pochi minuti, però, e dopo un diverbio con alcuni degli operatori presenti che gli chiedevano quale fosse la sua idea per curare i cani e i gatti presenti, ha accusato un malore e si è fatto portare via chiamando l’ambulanza. Sul posto, sempre domenica 1 maggio, come si legge sempre su Facebook: “Sono rimaste circa 10 volontarie senza alcun tipo di specializzazione e presidio di sicurezza, che volevano accudire 600 cani e 50 gatti feriti”.

Lunedì 2 maggio, invece, nessuno si è presentato. Per questo gli ex dipendenti sono tornati come ogni mattina alle 7 al loro posto per svolgere il lavoro che hanno sempre fatto con passione e amore. Perché prendersi cura di così tanti animali non è certo una cosa che si può fare da semplice “volontario”, cioè quando si ha del tempo libero e si sceglie di dedicarlo agli animali. Ce ne siamo resi conto subito passeggiando insieme a Maria, un’altra delle ex lavoratrici che è stata il nostro “cicerone” e ci ha guidati tra i corridoi dove ci sono i box in cui sostano i cani in attesa di essere adottati. Loro quei cani (e sono tantissimi) li conoscono per nome, sanno quali possono stare insieme, come prenderli, di cosa hanno bisogno. I più problematici, poi, quelli che non sono abituati al contatto umano o che sono traumatizzati, vanno trattati da mani esperte, come quelle degli educatori.

Stesso discorso per il reparto gatti. Qui è Valentina, la responsabile dei felini, a mostrarci come funziona. I mici sono tutti problematici: o hanno subito incidenti o si sono ammalati e per questo abbandonati dagli stessi proprietari. Insieme ai veterinari li curano, li stabilizzano e, poi, Valentina e i suoi cercano per loro una casa: che sia in un’oasi felina, una colonia o con dei proprietari veri e propri. Ma avere a che fare con questi gatti non è cosa semplicissima, alcuni non vogliono essere toccati, ma tutti devono prendere medicine ogni giorno. Altri non riescono a espletare le loro funzioni corporali da soli e vanno aiutati. Per questo Valentina e chi lavora con lei si aspettava, come ci ha detto lei stessa, che i nuovi “volontari” la cercassero o che si presentassero prima per chiederle informazioni sui tanti pelosi ricoverati. Anche in questo caso, però, nessuno ha bussato alla sua porta. La scorsa settimana, insieme ai suoi colleghi, avevano anche riscritto tutte le cartelle cliniche nel modo più chiaro possibile, ma poi nessuno è venuto a leggerle.

Insomma, il nostro viaggio tra i box di Muratella se da un lato ci ha spaventato per la totale noncuranza di chi ha a cuore più l’aspetto politico che pratico di come si gestisce una struttura come questa, dall’altro ci ha arricchiti a livello umano, grazie alla competenza e alla professionalità delle persone che ci hanno accolto e spiegato quello che fanno per garantire a cani e gatti una vita degna, anche se “dietro le sbarre”. Se non è un servizio pubblico questo, quale lo è…

Photo Credits Velvet Pets

Redazione

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