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Cosa fare se si incontra un cerbiatto?

Cosa fare se si incontra un cucciolo di cervo o di daino? Questo articolo spiega quanto sia importante non agire d’impulso e perché.

Gli osservatori faunistici regionali dell’Umbria e della Toscana raccomandano ai loro cittadini di non toccare e né tantomeno prelevare cuccioli di cervo, daino, camoscio e capriolo, inermi e apparentemente abbandonati dai genitori, perché, nel compiere questo gesto, apparentemente innocente, si infrange la legge e si arreca un danno ai piccoli. Gli osservatori fanno riferimento all’Articolo 3 della Legge 157/92 che vieta espressamente la “cattura di uccelli e di mammiferi selvatici, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati”. Nelle prime settimane di vita, il piccolo di capriolo passa poco tempo con la madre, la quale si avvicina per allattarlo e si allontana al primo segnale di pericolo, avendo come sua unica difesa la sua totale mancanza di odore, utile contro gli attacchi dei predatori.

Il nostro contatto con il cucciolo può essere fatale, perché le mani lo contaminerebbero col nostro odore, privandolo di un importante mezzo di difesa ed esponendolo al rifiuto da parte della madre. È quindi importante non toccare i piccoli né avvicinarsi o raccoglierli, ma allontanarsi in fretta, permettendo alla madre di tornare da loro e guidarli verso un luogo più sicuro. Se i piccoli sono feriti, in tal caso bisognerà rivolgersi alle autorità competenti in modo che possano essere curati nelle strutture specializzate. Questi cuccioli rischiano facilmente la morte a causa del forte stress alimentare e comportamentale, e qualora raggiungessero l’età adulta, difficilmente sarebbero in grado di vivere in maniera autonoma, non avendo acquisito dai genitori gli input e le tecniche necessarie per procurarsi il cibo.

L’uomo non è in grado di comprendere l’apparente solitudine dei cuccioli, correndo inoltre il rischio di essere attaccato dalla madre che si trova a poca distanza. Bisogna anche comprendere che non sono animali in grado di crescere in cattività e soprattutto non possono essere animali domestici come il resto delle specie selvatiche, data la loro assenza di docilità, adattabilità e confidenza con l’uomo, che li differenzia dagli animali da compagnia come il cane e il gatto. Questi animali, apparentemente cauti ed affettuosi nel nostro contatto quotidiano, una volta adulti possono assumere comportamenti impulsivi ed aggressivi con l’uomo stesso, per motivi territoriali e sessuali, provocando anche notevoli danni fisici, risultato del forte stress e di habitat inadeguati come giardini o piccoli recinti.

Photo Credits: Twitter

Redazione

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