L’inviato de Le Iene Show Luigi Pelazza ha realizzato un video denuncia sui combattimenti tra galli, uno sport nazionali in alcuni Paesi, di una crudeltà feroce
Un gallo che uccide un altro gallo. Non è la natura come molti di voi potranno pensare, bensì un combattimento legalizzato, in un Paese come il Perù dove questa pratica crudele è addirittura uno sport nazionale. È questo l’ultimo servizio realizzato dall’inviato Luigi Pelazza a Le Iene Show, andato in onda ieri giovedì 21 aprile e che mostra quella che è una realtà di cui pochi parlano, forse perché i galli non sono teneri cuccioli da abbracciare e coccolare.
Pelazza è andato a conoscere alcuni allevatori e preparatori di queste “cockfighting”: uomini che curano con estrema attenzione i loro animali, ma solo per guadagno, fino a quando non li fanno salire sul ring. Un solo esemplare, infatti, può valere anche più di mille dollari, senza contare il denaro che gira attorno al mondo delle scommesse che vengono effettuate durante gli incontri, che si concludono solo con la morte di uno dei due contendenti. Incontri o match in cui tutto è permesso: persino amplificare le capacità del gallo con lamette realizzate appositamente per loro e che hanno il “merito” di rendere ancora più letali i colpi inferti all’avversario.
Ma non pensiate che il Perù sia l’unica nazione “barbara” in cui questi combattimenti sono permessi. A Cuba, ad esempio, gli scontri tra galli sono molto popolari e si tengono da novembre ad aprile. Anche in Messico ci sono luoghi deputati alla lotta, le cosiddette “palenques”. E sebbene in Italia sia invece considerata una pratica illegale, non di rado vengono scoperte arene del genere anche da noi insieme a quelle dedicati ai cani.
Ma perché l’essere è così crudele? Perché prova piacere nel vedere due animali combattere fino alla morte sotto i suoi occhi? A rispondere a queste domande ci ha provato Ciro Troiano, criminologo dell’osservatorio zoomafia Lav (Lega anti vivisezione): “Il sentimento di onnipotenza che alcuni esseri umani provano davanti a questo tipo di combattimenti sembra sollevarli dalla miseria delle loro esistenze”. Ma quindi non c’è speranza? “La speranza c’è e si chiama empatia”. E le persone che la provano non possono rimanere indifferenti di fronte a queste immagini.
L’animale più crudele è l’uomoAnteprima del servizio di Luigi Pelazza “L’animale più crudele è l’uomo” questa sera #LeIene
Pubblicato da Le Iene su Giovedì 21 aprile 2016
Photo Credits Facebook
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