Il 2016 è appena iniziato, vero, ma già è arrivata una provocazione dell’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) di Lorenzo Croce che ha deciso di presentare un esposto in procura nei confronti nientemeno che di Vittorio Sgarbi. Il motivo? Un’offesa ricorrente a una specie animale, la capra, che grazie a Sgarbi più che ad altri in questo periodo è diventata sinonimo di “ignorante” o “deficiente” (dal latino deficiens, ossia ‘mancante’ dal punto di vista intellettuale). Un banale scherzo per lo storico dell’arte che, qualche volta, è diventato anche l’appellativo con cui apostrofa il suo “gregge” di ammiratori: “Capre, sono ancora qui“, ha scritto su Facebook dopo l’operazione alla quale è stato sottoposto di recente.
Se anche in questo caso molti si sono fatti una risata insieme al professore, qualcuno ha deciso di prendere la cosa più seriamente. E quel qualcuno è stata proprio l’Aidaa, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Ferrara per verificare se l’uso spregiativo del termine “capra” che: “il critico d’arte usa a sproposito non sia un incitamento al maltrattamento di animali, oltre che un uso scorretto della lingua italiana. Nella descrizione della specie animale capra infatti si legge che la stessa è tra gli animali più intelligenti che esistano“.
Il che, ovviamente, è una provocazione come ammette Lorenzo Croce, firmatario della denuncia contro il professor Sgarbi: “fatta contro chi delle provocazioni ha fatto un modo di vivere e quindi a lui chiediamo oltre che di smetterla di usare impropriamente il nome capra come epiteto anche di andare a vivere tre giorni con i pastori e imparare pascolando le capre quanto sono intelligenti quegli animali“. Come ha reagito il diretto interessato? “Ringrazio l’Aidaa – ha detto Sgarbi in una nota diffusa dal suo ufficio stampa – condividendo pienamente le loro posizioni. Infatti, avendo evitato di legare al sostantivo capra qualunque aggettivo, ho sempre inteso ‘capra’ come un complimento, considerando di molto inferiori alcuni uomini. Suggerisco, comunque, all’Aidaa di fare un esposto anche contro Gesù Cristo che, identificandosi nel ‘buon pastore’, ha riconosciuto negli uomini le sue pecore“.
Diversa, invece, la reazione dell’avvocato dell’intellettuale ferrarese, che ha invece definito gli animali “cose mobili”. Ma il vero punto della questione, secondo quanto ci ha raccontato lo stesso Lorenzo Croce è proprio questo: “La nostra è una battaglia sul linguaggio, parlare degli animali in modo dispregiativo fa sì che si tenda a considerarli sempre inferiori“. E, se ci pensate bene, anche con il sorriso sulle labbra, non è per nulla una considerazione sbagliata, così come se Vittorio Sgarbi non “fosse stato al gioco” non se ne sarebbe scritto tanto. Il che, quando si parla della questione animale, è sempre una cosa buona.
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